Il decreto legge che dallo scorso anno ha introdotto nuove procedure per l’assunzione di docenti nella scuola pubblica italiana prevedeva anche lo svolgimento di un concorso straordinario per regolarizzare la posizione dei precari con almeno 36 mesi di servizio.
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Il concorso, bandito a inizio anno, è attualmente nel pieno dello svolgimento ma non mancano le critiche. Innanzitutto, il numero esiguo di posti messi a bando (appena 24mila) rispetto agli oltre 70mila docenti che ne avrebbero diritto, esclude molti candidati. Inoltre, un solo scritto computer-based con quiz a risposta multipla non sembrerebbe la formula più idonea per valutare le reali competenze didattiche dei docenti.
C’è poi il nodo dei costi che i singoli candidati devono sostenere per partecipare ai corsi di preparazione obbligatori, che si aggirerebbero sui 1.500 euro. Un onere economico non indifferente, che andrebbe ad alimentare ulteriormente il business dell’editing e della formazione.
In sintesi, nonostante le buone intenzioni, il concorso straordinario sembra aver mancato l’obiettivo di garantire una stabilizzazione effettiva e meritocratica ai tanti insegnanti da anni impiegati con contratti temporanei nella scuola italiana. Un’occasione persa per dare dignità ad una categoria che merita tutele e certezze.
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