Un grido d’aiuto si leva da Roma, davanti alla sede centrale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dove un gruppo di ricercatori precari ha scelto una forma di protesta simbolica ma potente: incatenarsi per richiamare l’attenzione sul loro futuro incerto. La situazione è critica, con numerosi contratti in scadenza e nessuna garanzia di stabilizzazione, un problema che mette a rischio non solo la vita di questi professionisti, ma anche il progresso della ricerca pubblica in Italia.
Il sostegno della politica: Avs in prima linea
Elisabetta Piccolotti, parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) e membro della Commissione Cultura della Camera, si è recata sul posto per esprimere solidarietà ai ricercatori e sottolineare l’urgenza di intervenire. “Parliamo di migliaia di ricercatori, molti dei quali con più di un decennio di precariato alle spalle. È una vergogna che le istituzioni devono risolvere”, ha dichiarato Piccolotti ai cronisti presenti. “Siamo qui per sostenere il diritto a un contratto stabile e per chiedere una prospettiva concreta per i progetti di ricerca legati al PNRR.”
La sfida della legge di bilancio
La protesta si inserisce nel contesto della discussione sulla legge di bilancio, dove Avs, insieme ad altre forze di opposizione, sta spingendo per ottenere fondi destinati alla stabilizzazione dei ricercatori. “Non finanziare adeguatamente la ricerca non è solo un danno per l’economia, ma anche per l’interesse nazionale,” ha aggiunto Piccolotti. “Il governo Meloni deve smettere di ignorare questa emergenza e agire con responsabilità”.
Un appello per il futuro
La ricerca scientifica rappresenta una risorsa strategica per il Paese. Senza un intervento deciso, il rischio è perdere competenze e progetti chiave per il progresso tecnologico e sociale. La mobilitazione di queste ore potrebbe essere l’ultimo tentativo per salvare non solo i posti di lavoro, ma anche il ruolo dell’Italia come protagonista nella comunità scientifica internazionale.
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