In un contesto in cui il precariato sembra essere divenuto la norma, le richieste di una stabilizzazione del lavoro e di un sistema di selezione equo sono diventate sempre più forti e pressanti. “La politica non ha più scuse”, proclama un grido unanime, sottolineando la necessità di porre fine a pratiche dubbie e ad approcci precipitosi che mettono a repentaglio la qualità dell’istruzione e il futuro professionale di tanti.
L’incapacità di fornire certezza e stabilità a coloro che hanno dedicato tempo e impegno per il proprio lavoro, lasciandoli invece in un limbo di incertezza e precariato, ha suscitato un crescente malcontento nella società. È giunta l’ora di porre fine a sistemi di selezione che sembrano più orientati a generare introiti finanziari che a valutare in modo equo il merito e le competenze dei candidati.
Il grido d’allarme è stato rafforzato da richieste specifiche volte a eliminare la pratica di finanziare corsi e concorsi che sembrano più concentrati sulla quantità che sulla qualità. La scadenza rapida dei Crediti Formativi Universitari (CFU) è stata citata come una pratica problematica che favorisce un approccio alla formazione basato sulla corsa al completamento, piuttosto che sulla profondità e sulla comprensione.
“Si smetta di inventare discutibili sistemi di selezione utili solo a fare cassa e si cominci a riconoscere chi ha lavorato e chi merita di essere stabilizzato”, affermano coloro che sono stanchi di vedere le proprie capacità e dedizione disattese e sottovalutate.
Questo appello alla responsabilità politica e all’equità nella gestione dell’istruzione e del lavoro trova riscontro in un crescente consenso sociale. È giunto il momento di investire nell’istruzione come pilastro per un futuro solido e sostenibile, dove la competenza e il merito vengano premiati, e dove l’ambiente di lavoro offra sicurezza e prospettive reali di crescita professionale. Solo con un impegno reale per la giustizia e la qualità nell’istruzione e nel lavoro si potrà costruire un futuro più promettente per tutti.
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