Io credo che i burocrati nella scuola non abbiano putroppo la percezione della realtà scolastica, cosa che ho sempre verificato negli anni, sia a livello periferico sia a livello centrale, costretto a leggere i loro testi criptici legati a un linguaggio volutamente per addetti ai lavori.
Non si è mai riusciti a cambiarlo nel tempo, è inossidabile, tanto che se leggete una circolare firmata da Bottai nel linguaggio è molto simile a una firmata dalla Moratti.
Lo stile di Max Bruschi è molto simile a quella di un Pasquale Capo.
Questo linguaggio di questi scriba che a volte deve essere interpretato e che ha bisogna di precisazioni successive, vuole creare intenzionalmente una frattura tra chi amministra e chi è amministrato, tra chi comanda e chi deve ubbidire.
Insomma una lingua per iniziati, una lingua da legulei che si rivolge ad altri burocrati i DS plasmati a immagine e somiglianza dei burocrati ministeriali infatti sono loro che gestiscono i concorsi per dirigenti scolastici.
I contenuti poi prodotti da questa burocrazia sono una buropedagogia indotta dalla politica e da qualche pedagogista legato alla politica, ricorderete Bertagna all’epoca della Moratti.
Il tutto poi cade dall’alto sulla testa degli insegnanti attraverso lo strumento dei corsi di aggiornameno.
Oggi c’è un innamoramento della buropedagogia per la scuola azienda, per un efficientismo esibito, per la digitalizzazione e per la didattica della competenze, domani, ebbene del domani non c’è certezza.
Libero Tassella SBC
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