Di fronte a dati preoccupanti, i sindacati lanciano l’allarme: negli ultimi 30 anni gli stipendi degli insegnanti italiani si sono ridotti quasi della metà, superati perfino da quelli degli operai.
Come è possibile che la figura chiave del sistema educativo sia stata svalorizzata economicamente a tal punto?
Analizzando le cifre emerge un quadro poco edificante: nel 1993 un docente prendeva 2,2 milioni di lire al mese contro 1,3 milioni di un operaio, oggi 1600 euro contro 1500 euro. In tre decenni gli insegnanti hanno visto assottigliarsi lo stipendio del 50%, mentre gli altri lavoratori lo hanno quasi raddoppiato.
I sindacati denunciano come la perdita di valore economico vada di pari passo con quella sociale: la categoria è stata ampiamente sottovalutata e il suo ruolo demansionato. Chiedono scatti stipendiali automatici più frequenti per recuperare il potere d’acquisto perso e riconoscere professionalmente coloro che plasmano le future generazioni.
Il confronto con l’estero rende ancora più amara la pillola: in Francia gli insegnanti guadagnano più degli edili, mentre in Italia è stata persa quasi la metà del PIL investito nell’istruzione. È giunto il momento di rivalutare concretamente chi ha l’enorme responsabilità di educare i cittadini di domani. Perché colmare il divario nei confronti di altri mestieri e Paesi è un atto dovuto a chi dedica la propria vita alla formazione delle nuove leve.
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