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Giornata internazionale degli insegnanti: una professione cruciale per il futuro ma sotto assedio di Alfonsina Ventola

La professione degli insegnanti andrebbe valorizzata e sostenuta

Oggi, 5 ottobre, celebriamo la Giornata Internazionale degli Insegnanti, un momento per riflettere sull’importanza cruciale di questa professione per la società e il futuro delle nuove generazioni.

Gli insegnanti sono molto più che semplici trasmettitori di nozioni: sono figure centrali nella formazione dei cittadini di domani, guide morali, educatori di coscienze critiche e coltivatori di valori umani e culturali.

Tuttavia, nonostante il loro ruolo sia centrale ed indispensabile per la crescita di una società virtuosa, la loro professione è continuamente svilita. Negli ultimi anni, infatti, la figura dell’insegnante è stata progressivamente mortificata e marginalizzata da un sistema scolastico che, invece di valorizzare il processo di formazione delle nuove generazioni, sembra orientarsi sempre più verso logiche aziendalistiche e burocratiche.

Gli insegnanti, giorno dopo giorno, preparano i giovani ad affrontare le sfide complesse del nostro tempo: il cambiamento climatico, le nuove tecnologie, le disuguaglianze sociali. La loro responsabilità non si limita alla trasmissione di conoscenze, ma si estende alla costruzione di una società consapevole, critica e solidale.

Nonostante ciò, con l’introduzione dell’autonomia scolastica e la crescente aziendalizzazione del sistema, la scuola è stata progressivamente trasformata in una macchina burocratica, con al centro il risultato in termini di efficienza ed efficacia.

La figura del dirigente scolastico, un tempo leader educativo, si è trasformata in una figura manageriale, focalizzata esclusivamente su questioni burocratiche ed amministrative. Questa deriva culturale ha messo in secondo piano l’importanza del processo formativo, lasciando spesso gli insegnanti privi di tutela e supporto. Invece di essere riconosciuti come pilastri della formazione, i docenti si trovano a dover rispondere a parametri di efficienza che poco hanno a che fare con la qualità della didattica e della relazione educativa. Questa pressione costante mina il cuore del lavoro dell’insegnante, che è fondato sull’interazione umana, sull’empatia e sulla comprensione del percorso individuale di ciascun alunno.

Il risultato è un profondo svilimento della professione. Gli insegnanti sono sempre più soggetti a forme di svalutazione costante. Anziché essere incoraggiati a coltivare la relazione educativa, si vedono costretti a seguire procedure standardizzate che soffocano la creatività e l’autonomia didattica.

La precarietà del lavoro, i salari bassi e la scarsa considerazione sociale non fanno altro che aggravare una situazione già critica, con conseguenze dirette sulla qualità dell’insegnamento e sulla stessa motivazione degli insegnanti.

Quando una società non tutela i suoi insegnanti sta di fatto minando il suo stesso futuro. Se il sistema scolastico si riduce a una macchina aziendale, l’apprendimento diventa meccanico, freddo e privo di significato.

Di fronte a questa situazione, è fondamentale che gli insegnanti riprendano in mano la difesa della propria autonomia professionale. Non si tratta solo di un diritto, ma di un vero e proprio dovere morale e della professione. Difendere la propria libertà didattica significa difendere la qualità della formazione degli studenti e il futuro stesso della società. Gli insegnanti devono resistere alla logica dell’efficienza a tutti i costi e rivendicare con forza la loro centralità nel processo formativo delle nuove generazioni. È essenziale che mantengano la capacità di personalizzare l’insegnamento, di adattarlo alle esigenze degli alunni e di valorizzare il rapporto umano, senza farsi schiacciare dalle esigenze amministrative che rischiano di far diventare la scuola un’azienda.
In questo contesto, il ruolo dei sindacati non può essere marginale.

Troppo spesso, infatti, i sindacati sono percepiti come distanti o incapaci di rispondere in maniera adeguata alle esigenze degli insegnanti. È giunto il momento che assumano una posizione più autentica e radicale nella difesa dei diritti dei docenti, non solo sul piano economico, ma anche su quello della dignità professionale.

Devono tornare a essere autentici interlocutori della lotta per la salvaguardia della libertà didattica e della qualità dell’insegnamento. I sindacati devono dimostrare di essere al fianco dei docenti in maniera più coerente e incisiva e la lotta sindacale deve essere condotta con determinazione, in modo che la figura dell’insegnante torni a essere riconosciuta per il suo vero valore.

In questa Giornata Internazionale degli insegnanti, non possiamo limitarci a una celebrazione retorica. Il futuro delle nuove generazioni è nelle mani degli insegnanti e se non difendiamo con forza la loro autonomia e dignità professionale rischiamo di compromettere la qualità dell’istruzione e della società stessa.

Oggi è il momento di alzare la voce e ricordare che senza insegnanti liberi e valorizzati non ci sarà una scuola capace di educare cittadini critici e consapevoli. Solo proteggendo la dignità e l’autonomia della professione docente potremo garantire un futuro migliore al nostro paese.

Alfonsina Ventola
Insegnante e psicologa

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