“Il governo continua a colpire settori strategici per lo sviluppo culturale e scientifico dell’Italia, mentre aumenta il precariato tra ricercatori e lavoratori universitari e rende sempre più difficoltoso il percorso formativo per migliaia di studenti. Nel frattempo – ha dichiarato Fratoianni – si pianifica una nuova spesa da 30 miliardi di euro per le armi. Un Paese che fa queste scelte è un Paese senza futuro”, ha dichiarato ai cronisti all’arrivo al convegno di AVS “La Grande Espulsione”, in corso a Roma.
L’allarme lanciato da Fratoianni solleva interrogativi profondi sul modello di sviluppo promosso dall’attuale esecutivo. La riduzione degli investimenti in settori chiave come la ricerca e l’università rischia di penalizzare non solo il presente, ma soprattutto le prospettive future di crescita economica, innovazione tecnologica e coesione sociale.
Secondo i dati OCSE e i più recenti rapporti ISTAT, l’Italia è già tra i Paesi europei che investono meno in istruzione superiore rispetto al PIL. A fronte di questa situazione, il taglio di ulteriori fondi aggrava un quadro già critico, aumentando le disuguaglianze e rendendo più difficile per i giovani costruire un futuro nel proprio Paese.
La denuncia di Fratoianni non è isolata: cresce la preoccupazione tra sindacati, associazioni studentesche e comunità scientifica. Il timore condiviso è che la marginalizzazione della conoscenza e dell’innovazione possa compromettere irrimediabilmente la competitività del sistema Italia in un contesto globale sempre più basato su sapere, ricerca e tecnologia.
Il dibattito resta aperto, e le prossime settimane saranno decisive per capire se il governo intenderà rivedere le proprie priorità, riallocando risorse strategiche a favore di un’Italia più giusta, inclusiva e preparata alle sfide del futuro.
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