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Fino agli anni ’80 i salari della scuola erano dignitosi, poi iniziò il declino

C’è stato un periodo, eravamo sul finire degli anni Ottanta del vecchio secolo, in cui i contratti per i docenti furono dignitosi, poi lentamente , con il passaggio dalla lira all’euro e con la stagnazione retributiva negli ultimi dieci anni, la retribuzione degli insegnanti è diventata inaccettabile anche perché siamo in UE e il paragone con le retribuzioni dei docenti francesi e tedeschi viene spontanea farla.

Inoltre la stagnazione retributiva è coincisa con un aumento notevole del lavoro in parte di tipo burocratico, con il progressivo crollo dell’ insegnante nella considerazione sociale e con il venir meno del senso di vocazione di ispirazione cattolica o comunista, l’insegnante o come intellettuale organico o come insegnante missionario. Alcuni esempi di tali insegnanti restano tuttora ma sono molto isolati, in via di estinzione.

Poi c’è una conflittualità permanente tipica della scuola dell’autonomia e dell spartizione del salario aggiuntivo e l’autoritarismo della gestione quasi padronale del D.S. che condiziona ormai la didattica e soprattutto la valutazione e le verifiche con una serie di atti e documenti di controllo elaborati in sede ministeriale. Questa è una scuola dove tutto si monitora, si misura e si relaziona.

Per invertire la tendenza ai bassi salari per S.B.C. serve una legge ad hoc, attesta ormai da trent’anni, e chiesta per la prima volta negli anni Ottanda dal prof Sandro Gigliotti fondatore della Gilda dei comitati di base degli insegnanti, affinché gli insegnanti escano dal Pubblico impiego e dal limite degli aumenti contrattuali parametrati sull’inflazione programmata.
Oggi l’insegnante ha la retribuzione più bassa nel Pubblico Impiego, considerando come parametro il titolo di accesso all’ impiego.

Credo che in un prossimo futuro, continuando a sottopagare gli insegnanti, non si vede come tale processo possa essere invertito, stando alle leggi di bilancio degli ultimi anni, in alcune parti del nostro Paese non si riuscirà più a trovare chi voglia svolgere questo delicato lavoro, mal pagato, difficile, precario, complesso e fortemente a rischio per la salute psicofisica di chi lo esercita per i rischi correlati al lavoro dei docenti.

Venuta meno in molti la passione e cambiata l’estrazione sociale degli insegnanti, in pieno cambiamento antropologico della categoria, sarà difficile tra qualche anno trovare insegnanti nel Nord del nostro Paese.

Anche perché in Italia: le università di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna formano insegnanti che non sono più disponibili a trasferirsi al Nord per 1400 euro al mese.
A meno di creare gabbie salariali, si deve rendere economicamente appetibile, un lavoro fondamentale di cui si ri conosce la validità della funzione con mille dichiarazioni da ma poi nella pratica non si fa nulla per incentivare le nuove generazioni di insegnanti a scegliere questo lavoro in tutto il Paese e a creare le condizioni, affinché un docente o una docente si possa trasferire sia pur momentaneamente dal Sud al Nord, senza rimetterci.

In questo ultimo caso, SBC lo ha detto più volte, che basta prevedere forti sgravi fiscali e la iper valutazione dell’ anno di servizio prestato al Nord senza più prevedere blocchi che hanno un effetto disincentivante a trasferirsi temporaneamente al Nord.

Libero Tassella SBC

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