L’imminente pubblicazione dei decreti attuativi della Legge 106/2024 porta con sé nuove opportunità formative per migliaia di docenti, ma anche una criticità che rischia di lasciare fuori numerosi aspiranti candidati. Il nodo centrale è rappresentato dal limite dei 120 giorni imposto per la partecipazione ai corsi di formazione INDIRE, un vincolo che sta generando polemiche e richieste di revisione da parte di chi si trova ingabbiato da questa restrizione.
Il problema del limite dei 120 giorni
L’Articolo 7 del Decreto-Legge 71/2024, convertito nella Legge 106/2024, ha introdotto una serie di disposizioni riguardanti la formazione degli insegnanti. Tra queste, la possibilità di iscriversi ai corsi INDIRE è vincolata al requisito di aver presentato la richiesta di riconoscimento del titolo estero almeno 120 giorni prima dell’emanazione del decreto. Questo criterio, seppur volto a regolamentare l’accesso, sta creando disparità evidenti.
Molti docenti, pur avendo completato il percorso di specializzazione all’estero, si trovano esclusi per pochi giorni di differenza nel conteggio del termine. A ciò si aggiungono ritardi amministrativi indipendenti dalla loro volontà, come il ricevimento tardivo della documentazione necessaria. Il risultato è una barriera ingiusta che penalizza gli insegnanti con le stesse competenze di coloro che rientrano nei termini stabilità.
Dati Allarmanti e la Reazione dei Docenti
I numeri evidenziano l’entità del problema. Solo presso l’Università Dimitrie Cantemir di Targu Mures, 200 docenti rischiano di essere esclusi. Un caso analogo si registra all’Università San Jorge di Saragozza, dove oltre 250 insegnanti si trovano nella stessa situazione. Se si comportano tutte le università europee coinvolte, il numero di esclusioni diventa ancora più significativo.
Il Ministero dell’Istruzione è consapevole di questa realtà, grazie ai dati presenti sulla piattaforma ministeriale. Tuttavia, esiste una categoria di docenti “invisibili”: coloro che, pur avendo ottenuto il titolo da tempo, non hanno potuto avviare il processo di riconoscimento a causa di fattori burocratici. Una situazione che contrasta con il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione italiana.
La proposta al Ministero: un secondo ciclo di corsi INDIRE
Per garantire equità e offrire una soluzione concreta, i docenti esclusi propongono al Ministero dell’Istruzione di attivare un secondo ciclo di corsi INDIRE. Questa misura permetterebbe a chi è rimasto fuori dal primo turno di iscriversi senza essere penalizzato da un limite temporale considerato iniquo.
Un’ulteriore proposta riguarda la proroga al 2026, consentendo la programmazione di cicli aggiuntivi e riducendo il numero di contenziosi legali derivanti da esclusioni ritenute ingiuste. La normativa stessa prevede questa possibilità, dato che l’Articolo 7 del Decreto-Legge 71/2024 utilizza l’espressione “in prima applicazione”, lasciando spazio a successive integrazioni.
Un’urgenza da affrontare subito
I docenti ei comitati che sostengono questa battaglia chiedono un intervento immediato. È necessario che il Ministero consideri queste proposte e le integri nei decreti attuativi di prossima emanazione. Garantire pari opportunità a tutti gli insegnanti non è solo una questione di equità, ma anche di valorizzazione delle competenze professionali in un settore cruciale per il futuro del Paese.
L’esclusione ingiustificata di centinaia di docenti non può essere ignorata: è tempo di agire per una scuola realmente inclusiva, che riconosce il merito senza discriminazioni burocratiche.
Il Comunicato
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