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Dopo la sentenza del T.A.R del Lazio le graduatorie ad esaurimento da rifare, è caos fra i precari

di Alessia Camplone

ROMA – I ricorsi sono stati due, e la sentenza che li ha accolti può cambiare la vita a 31mila docenti. È una rivoluzione l’ordinanza del Tar (il Tribunale amministrativo regionale) del Lazio sulla norma che dal 2009 ha cancellato i docenti di ruolo dalle graduatorie ad esaurimento (le cosiddette Gae che contano circa 230mila iscritti).

Sono addirittura cinque i profili di incostituzionalità ravvisati dai giudici, tra cui la violazione del principio del merito e quello dell’uguaglianza tra dipendenti pubblici. Se la Consulta dovesse ravvisare l’incostituzionalità della norma, per migliaia di docenti si riaprirebbe l’opportunità di poter scegliere una nomina in ruolo diversa da quella che già hanno e di fatto verrebbe rimesso in discussione l’intero sistema delle graduatorie per le assunzioni.

I CANALI DI ACCESSO
La questione nasce quattro anni fa quando una norma voluta dall’allora ministro all’Istruzione Mariastella Gelmini, depenna dalle Gae i docenti di ruolo con l’intento di dare un’opportunità in più ai precari storici. Le Gae sono nate nel 1999 e sono un secondo canale per il reclutamento degli insegnanti, che per accedervi devono avere una abilitazione acquisita con corsi specifici. L’altro canale è costituito dalle graduatorie di merito. Ne fanno parte i vincitori del concorso, ed è una graduatoria cristallizzata nel senso che il punteggio non può essere aggiornato. Nella Gae, invece, gli insegnanti hanno la possibilità di aggiornare periodicamente il punteggio. Le assunzioni in ruolo vengono fatte attingendo per metà dalla graduatoria di merito, e per metà dalla Gae (da dove però i docenti vengono anche chiamati per le supplenze).

Una norma, quella voluta dal ministro Gelmini, che non è piaciuta all’Anief, il sindacato degli insegnanti guidato da Marcello Pacifico. Che così nel 2010 ha impugnato il provvedimento con due ricorsi, sottoscritti da 62 docenti. Capita spesso che molti insegnanti sono in possesso di più abilitazioni, anche in ordini di scuola diversi, nella speranza di poter salire in cattedra il prima possibile. Venendo depennati dalla Gae perdevano l’opportunità di poter scegliere il posto preferito. Ora il rinvio alla Consulta, perché la norma, si legge nell’ordinanza del Tar «appare il frutto di scelte politiche contrastanti con il principio meritocratico di inclusione nelle graduatorie che non piuttosto rivolte a eliminare discriminazioni o a promuovere il lavoro di docente su tutto il territorio nazionale». Pacifico esulta: «L’ordinanza conferma la denuncia che fin dall’inizio abbiamo espresso nei confronti di un intervento legislativo disorganico, pasticciato e illogico».

Il Gazzettino

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