Il Decreto Scuola, attualmente in esame presso il Consiglio dei Ministri, sta sollevando un’ondata di proteste tra i docenti precari. Al centro delle polemiche vi sono le nuove misure per il reclutamento degli insegnanti, che molti ritengono inadeguate e discriminatorie. Il provvedimento prevede l’integrazione delle graduatorie con i candidati idonei non vincitori dei concorsi PNRR1 e PNRR2, ma con un aumento limitato al 30% e la possibilità che tale percentuale venga coperta, almeno in parte, da riserve del Servizio Civile. Questo significa che anche concorrenti senza alcuna esperienza di servizio potrebbero ottenere un posto, suscitando l’indignazione dei precari storici.
Secondo il Comitato Precari Uniti per la Scuola, il Decreto ignora completamente le esigenze di coloro che hanno accumulato anni di esperienza e che si trovano in una situazione di precarietà cronica. La mancata stabilizzazione di questi docenti potrebbe inoltre esporre l’Italia a ulteriori procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea, che già in passato ha richiamato il nostro Paese per l’abuso dei contratti a termine.
La proposta del doppio canale di reclutamento
Il Comitato suggerisce l’introduzione del doppio canale di reclutamento, una soluzione che permetterebbe di salvaguardare sia i diritti dei precari storici sia quelli degli idonei dei concorsi PNRR. Questo sistema garantirebbe una maggiore equità e consentirebbe al Governo di evitare ulteriori sanzioni da parte dell’UE. Nonostante le promesse elettorali del Centro-Destra, il provvedimento attuale sembra tradire nuovamente le aspettative di migliaia di insegnanti precari.
Un appello per modifiche urgenti
Il Comitato Precari Uniti per la Scuola auspica che durante l’iter parlamentare vengano apportate modifiche sostanziali al Decreto. La priorità, secondo il Comitato, dovrebbe essere la stabilizzazione immediata dei precari storici, riconoscendo il loro contributo essenziale al sistema educativo italiano. Solo così si potrà garantire una reale valorizzazione del personale scolastico e una soluzione definitiva al problema della precarietà.
Le prossime settimane saranno decisive per il futuro di migliaia di insegnanti. Il Governo sarà in grado di ascoltare le istanze dei docenti e trovare un equilibrio tra le diverse esigenze? La risposta arriverà presto, ma il malcontento crescente tra i precari sembra già un segnale inequivocabile: il sistema attuale necessita di un cambiamento profondo e immediato.
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