Le dichiarazioni della docente accoltellata sta suscitando un dibattito accesissimo fra i docenti italiani. Il terreno di scontro restano i social-network. I toni usati talvolta sono forti, fortissimi. Mariano, docente pensionando, interviene per calmare gli animi e sottolinea il ruolo di educatore: “Leggo i vostri interventi l’uno contro l’altro armato. Per carità: calmatevi!!!
La Costituzione della nostra Repubblica ci dà delle indicazioni a volte esplicite altre volte tra le righe. Gli allievi sono cittadini italiani ed il lavoro che noi svolgiamo ha la finalità di accompagnare i ragazzi nel loro cammino per diventare adulti maturi, istruiti e cittadini consapevoli. Il mio compito è di educare e di insegnare e l’uno non esclude l’altro. Quando arrivano a noi, i ragazzi non sono tutti uguali: ognuno di loro ha una storia ed una crescita spesso sofferta che impedisce, disturba l’apprendimento. Se da parte nostra non c’è empatia, se da parte nostra non c’è comprensione del malessere, la nostra presenza nell’aula può essere tranquillamente presa da un monitor. Noi non siamo professori universitari, noi siamo di più: noi lavoriamo con l’anima degli esseri umani e non solo con le discipline che insegniamo. Se non c’è affetto da parte dell’adulto, se il discente non percepisce che per l’insegnante lui è importante, non c’è neppure il passaggio della conoscenza.
Un ragazzo che colpisce con un coltello al viso il proprio insegnante è una persona in profondo disagio. È ovvio che non può subito rientrare in comunità, ma è altrettanto ovvio che è nostro dovere studiare per lui un percorso riabilitativo andando a fargli risolvere i nodi che l’hanno portato a quel gesto. Non va buttato nella spazzatura, nè messo nelle condizioni del “dura lex sed lex”. Ragazzo, hai fatto una grossa cavolata: per te adesso inizia un percorso lungo e senz’altro doloroso per diventare una persona e non rimanere un groviglio di istinti ingovernabili”. Irene invece sottolinea: “Usare un coltello è un atto di violenza mai giustificabile né perdonabile, a scuola, poi. Atto deprecabile che deve essere punito e questo serva da monito”!