Nel panorama dell’istruzione italiana, il tema delle abilitazioni e dei corsi di sostegno continua a generare dibattiti accesi e divisioni. In prima linea, il gruppo di docenti “UNITI per INDIRE” si fa portavoce di una causa che tocca il cuore della professione educativa: il riconoscimento del valore e della dignità degli insegnanti che hanno scelto percorsi di abilitazione diversi rispetto ai modelli tradizionali.
Il fulcro della questione ruota intorno ai corsi INDIRE e alle differenze percepite rispetto a percorsi formativi come il TFA italiano o le abilitazioni conseguite all’estero. Molti insegnanti si sentono discriminati, accusati ingiustamente di aver optato per percorsi meno validi, nonostante questi siano riconosciuti dalla legge. “Ci sentiamo danneggiati da un sistema che sembra fare differenze tra docenti che dovrebbero invece essere uniti,” affermano i rappresentanti del gruppo.
Un confronto complesso: INDIRE, TFA e abilitazioni estere
Tra le principali criticità emerse, la diversità tra i corsi di sostegno da 60 CFU e quelli INDIRE da 30 CFU è motivo di accese polemiche. Per molti docenti, la questione non è legata alla validità del percorso, ma alla percezione pubblica e istituzionale che sembra sminuire il loro impegno. “Durante la pandemia, molti colleghi hanno seguito corsi online per l’abilitazione: perché quei percorsi sono accettati senza riserve, mentre i nostri vengono criticati?” si chiede un’insegnante del gruppo.
Anche il tema del punteggio di abilitazione è al centro del dibattito. Molti ritengono che i criteri di valutazione debbano premiare l’esperienza e l’anzianità di servizio, evitando penalizzazioni per chi ha scelto percorsi formativi alternativi o ha ottenuto l’abilitazione all’estero.
Inclusione e rispetto: le fondamenta dell’insegnamento
L’insegnamento, soprattutto nel campo del sostegno, si basa su valori fondamentali di inclusione, collaborazione ed empatia. Dividere il corpo docenti, alimentando rivalità tra chi ha seguito percorsi diversi, mina questi principi e rischia di compromettere il benessere degli stessi insegnanti.
“Non è corretto creare fratture tra colleghi,” afferma Daniela Nicolò, rappresentante del gruppo UNITI per INDIRE. “La nostra battaglia non è solo per il riconoscimento dei nostri diritti, ma per una scuola più equa e rispettosa, dove l’esperienza e la passione di ogni docente siano valorizzate.”
Un appello al cambiamento
In un sistema scolastico sempre più complesso e affollato, è fondamentale ripensare i percorsi di abilitazione e formazione, garantendo opportunità e riconoscimenti equi per tutti. Solo attraverso il dialogo e l’empatia si potrà costruire un ambiente educativo capace di rispondere alle sfide del presente, valorizzando la diversità e il contributo di ogni insegnante.
Il gruppo UNITI per INDIRE lancia un appello: “Fiducia e rispetto sono alla base del nostro lavoro. Abbiamo bisogno che la nostra voce venga ascoltata e che le nostre competenze siano riconosciute. Solo così potremo continuare a dare il meglio per i nostri studenti e per il futuro della scuola italiana.”
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