Pubblichiamo su InformazioneScuola quanto riportato dal portale StatoQuotidiano inerente la questione diplomati magistrali e sentenza del consiglio di Stato. A scrivere sono i legali Avv. Antonio Gabrieli e Avv. Giada Ficarelli che hanno sostenuto le tesi dei diplomati magistrali storici iscritti alle GaE, sottolineando quanto sia importante l’insegnamento e per tanto non basta un semplice diploma (e un ricorso? n.d.r.), ma è necessario aver superato un concorso, aver conseguito un’abilitazione oppure aver conseguito una laurea in Scienze della Formazione Primaria.
Gli Avvocati Gabrieli e Ficarelli hanno dunque messo KO i ricorsifici?
Così sembra dall’articolo che riportiamo integralmente che ha come titolo “La giustizia che trionfa, fuori dal GAE i diplomati magistrale”
Roma. ”Riferiamo in ordine all’epocale vittoria conseguita in Adunanza Plenaria dai precari storici delle graduatorie ad esaurimento contro i cd. “Diplomati Magistrale”.
Tale Alto Consesso ha, infatti, sentenziato l’indiscutibile sconfitta giudiziaria dei c.d. DM, cioè la loro doverosa esclusione dalle graduatorie ad esaurimento.
In dette graduatorie, pertanto, hanno diritto di rimanere – sino all’ottenimento dell’immissione in ruolo – esclusivamente i precari storici, ovvero quei docenti che da diversi anni, e in diversi casi da alcuni decenni, hanno dedicato la loro vita all’insegnamento, hanno studiato ulteriormente rispetto al semplice conseguimento della maturità magistrale, hanno quindi superato un concorso, un corso o un percorso universitario.
La vittoria conseguita in Adunanza Plenaria, se è sicuramente il frutto dello studio e della rappresentanza processuale posta a sostegno dei tanti docenti precari storici intervenuti ad opponendum nel procedimento amministrativo incardinato presso il Consiglio di Stato, costituisce certamente l’unico giusto epilogo giudiziario che potesse ripristinare la Giustizia, precedentemente violata con tante ordinanze cautelari e sentenze di merito di dubbia portata giuridica.
Detto in altri termini, il Supremo Collegio della Giustizia amministrativa, nel condividere le tesi studiate ed elaborate dagli scriventi Avv. Antonio Gabrieli e Avv. Giada Ficarelli, col pregiato ausilio del collega Avv. Mariano Alteri che le ha rappresentate giudizialmente, ha sancito ciò che prepotentemente emergeva dal diritto stesso: le graduatorie ad esaurimento non sono create per permettere l’accesso a chi vorrebbe insegnare col semplice titolo del diploma. L’insegnamento è una delle professioni più importanti per l’intera collettività; agli insegnanti della nostra scuola pubblica affidiamo l’educazione e l’istruzione dei nostri figli, di conseguenza, servono specifiche competenze, acquisibili attraverso lunghi e impegnativi percorsi di studio che non possono essere surrogati attraverso la sola maturità magistrale, nella maggior parte dei casi conseguita anche un ventennio/trentennio prima, senza esser mai riusciti a superare un’ulteriore valutazione da parte dello Stato.
I precari storici inseriti nelle GaE, da noi assistiti, piaccia o non piaccia ai c.d. DM, sono tutti professionisti che hanno dedicato la propria vita all’insegnamento. Essi hanno superato un concorso, conseguito un’abilitazione a seguito di un corso ovvero che si sono laureati con profitto in Scienze della Formazione Primaria.
In altre parole, la vittoria epocale conseguita in Adunanza Plenaria rappresenta il trionfo delle tesi difensive da noi portate avanti, ma è altresì la constatazione che per fare l’insegnante nella scuola pubblica e meritarsi un contratto a tempo indeterminato non è sufficiente il possesso di un semplice diploma di maturità magistrale.
Per i nostri figli ci vuole una più alta qualifica e un maggior merito. Ci vuole dunque più attenzione e controllo da parte dello Stato.
Non sfugga, infatti, che tra i tanti sconfitti DM c’è chi non ha mai lavorato nella scuola, ma che dopo anni e anni passati come casalinga o svolgendo altra attività lavorativa, ha ben pensato di svoltare la propria esistenza, pretendendo di andare a insegnare in virtù del possesso di un mero diploma di maturità conseguito trent’anni prima, spodestando immeritatamente chi aveva invece dedicato la propria vita all’insegnamento e alla propria formazione professionale.
L’Adunanza Plenaria ha, di fatto, evitato anche questo. Non sfugga al Ministero, ai politici in cerca di voti e desiderosi di speculare sulla scuola, i quali offrono in campagna elettorale inappropriate e illegittime sanatorie, che tra i c.d. Diplomati Magistrale ci sono anche queste desolanti situazioni.
Tra i cd. D.M. si celano anche persone che non hanno mai insegnato, ma che di fatto stanno sottraendo il lavoro a chi si è addirittura laureato in Scienze della Formazione Primaria. Insomma, diversi meri diplomati magistrale che per trent’anni hanno fatto altro nella vita, infischiandosene della pedagogia e della didattica, si trovano a sottrarre il lavoro a chi si è laureato e ha per giunta superato severe procedure concorsuali o corsi abilitanti per poter garantire ai discenti una più alta professionalità.
L’istruzione è una cosa seria. Se lo ricordino i politici tutti. Ogni ipotesi di sanatoria, infatti, rappresenterebbe l’antitesi della legalità, l’opposta sensata scelta che farebbe il vero buon padre di famiglia!
Ad ogni modo, oltre a tali considerazioni in punto di fatto, non si può sottacere la correttezza, in punto di diritto, della ricostruzione storico-giuridica svolta dall’Adunanza Plenaria e la piena condivisibilità delle statuizioni affermate dal Supremo Collegio della Giustizia Amministrativa nella storica sentenza n. 11/2017.
L’Adunanza Plenaria, infatti, ha riconosciuto punto per punto l’infondatezza delle tesi dei c.d. Diplomati Magistrale e l’impossibilità per questi di ambire all’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento.
La vittoria conseguita in Adunanza Plenaria già ha prodotto evidenti risultati per i nostri assistiti, evitando che 100.000 diplomati magistrali potessero senza alcuna ulteriore valutazione e/o preparazione arrogarsi il diritto di insegnare ai bambini dell’infanzia e della scuola primaria.
Nulla possono valere, a sommesso avviso degli scriventi, i pretestuosi ricorsi in Cassazione ovvero alla Corte di Giustizia Europea, al fine di inficiare l’operato dell’Adunanza Plenaria.
Tutti i DM sappiano che i precari storici già inseriti nelle GaE ci hanno già richiesto di resistere giudizialmente alle eventuali avverse azioni ideate a soli scopi dilatori. Contro le dilatorie avverse azioni, sono allo studio iniziative per chiedere la condanna per lite temeraria personale di ogni singolo DM che vorrà pretestuosamente dilatare i tempi dell’esecuzione della sentenza n. 11/2017 A.P..
Nei precari storici delle GaE oramai vi è consapevolezza della propria forza e del proprio buon diritto, pertanto essi sanno bene che non devono più lasciar agire i DM indisturbati nelle aule dei Tribunali, perché la verità emerge anche grazie agli interventi ad opponendum.
Per quanto attiene agli sbandierati ricorsi in sede europea, si osserva che il lamentato abuso dei contratti a termine dei DM in sede comunitaria, non può trovare riscontro contro i precari storici per una molteplicità di argomentazioni giuridiche avvallate dai più grandi esperti del diritto.
Anche in punto di fatto, si badi, le pretese europee dei DM non potrebbero mai trovare accoglimento, atteso che prima di ogni loro ipotesi di sfruttamento bisogna garantire la tutela del diritto dei precari storici già inseriti a pieno titolo nelle GaE.
Sicuramente la lamentela europea di un DM, non può danneggiare chi è indubbiamente da stabilizzare prima di ogni altra categoria: i precari storici delle GaE.
Infine, sia concesso di fare un’osservazione sui numeri delle parti coinvolte.
Se il fronte dei DM può contare su oltre circa 43.000 persone, dalla nostra parte vi sono oltre 100.000 persone interessate dalla vicenda. Oltre ai 26.000 precari storici inseriti nelle GaE vi sono oltre 70.000 tra laureati in Scienze della Formazione primaria e vincitori di concorso che meritano di ricevere doverosa attenzione e protezione dal parte del Ministero e da parte di tutti i politici. I laureati in Scienze della Formazione Primaria si sono formati attraverso studi universitari, nei quali la pedagogia e la didattica continua a rappresentare il fulcro dell’insegnamento. Costoro insegnano da diversi anni, con passione e alta professionalità, attraverso le graduatorie d’istituto, e oggi sono ormai stanchi di dover sopportare ancora le assurde pretese provenienti dai dei meri diplomati magistrale.
In sintonia con la più importante Giurisprudenza Europea, dopo la stabilizzazione dei precari storici, lo stato dovrà stabilizzare i docenti attraverso appositi concorsi, ma che non potranno mai essere riservati ai DM. Il merito ha la sua importanza.
La laurea la si consegue con serio studio e dedizione, e vale più di un diploma conseguito più di vent’anni prima! D’altro canto, se i Diplomati Magistrale ante 2001/2002 avessero voluto realmente insegnare si sarebbero dovuti dotare di un giusto merito e un’adeguata giusta preparazione, in altri termini, in un ventennio avrebbero potuto anche studiare e superare un concorso o laurearsi. In venti e più anni chi invece ha creduto nell’insegnamento come professione si è dato da fare. E’ ora che lo Stato garantisca e salvaguardi il vero merito!
Ogni differente scelta del Governo comporterebbe un sicuro danno erariale derivante dal colossale contenzioso che i precari storici, uniti ai laureati in SFP e ai vincitori di concorso, avanzerebbero immediatamente contro lo Stato Italiano per salvaguardare il loro buon diritto.
Il dado è tratto: per i meri DM non c’è posto nelle GaE, così come non vi è possibilità per loro auspicare sanatorie o concorsi riservati.
In ogni caso, per accelerare la fuoriuscita dei DM dalle GaE, i primi di febbraio si avvieranno delle procedure ad hoc, che di certo richiameranno al dovere tutte le parti coinvolte, probabilmente facendo perdere il sonno a diversi Diplomati Magistrale.
(Avv. Antonio Gabrieli, Avv. Giada Ficarelli)