DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO / CAMBIARE VERSO A UNA STORIA CHE SI RIPETE D’Aprile: Un rimedio che è peggio del danno

Un rimedio, che non cambia l’ottica con la quale si sta procedendo, che risponde a criteri di risparmio e di contrazione della spesa e non guarda agli interessi della scuola e del sistema di istruzione statale. Resta negativo il giudizio della Uil Scuola Rua sul dimensionamento scolastico contenuto negli articoli del Milleproproghe.

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Oggi, mentre il nuovo capo del Governo francese, Gabriel Attal, riporta la scuola al centro delle scelte di politica nazionale, l’Esecutivo italiano opera un mini-intervento (2,5%) di riduzione dell’impatto delle previsioni di dimensionamento della rete scolastica. Per un anno. Troppo poco per mettere in sicurezza il sistema di istruzione nazionale – fa pressione D’Aprile, che torna sul punto della ‘finalità economica’ del provvedimento. L’unico beneficio per il dimensionamento riguarderà le casse dello Stato, mentre non ci sarà nessun vantaggio per tutto il personale scolastico e, in una certa misura, neanche per alunni e genitori.

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Non è superfluo ricordare che il ‘fare cassa’ sulla scuola è usanza della stragrande maggioranza dei Governi che si sono succeduti – (il dettaglio dei provvedimenti e l’analisi dei risparmi quantificati è nel dossier che la Uil Scuola Rua ha predisposto sul tema) e trova la sua origine a partire dalla riforma Gelmini. Nel 2008, in piena crisi economica internazionale, mentre la Germania decideva di investire oltre 8 miliardi di euro nel sistema scolastico tedesco, l’Italia ha predisposto il taglio di 10 miliardi al bilancio di scuola e di università, di cui 8,5 miliardi all’istruzione e 1,5 miliardi all’università. Il taglio che ha visto sparire l’organizzazione modulare dalla scuola primaria.
Quella ‘riforma’ ha generato – dati della Commissione europea – la riduzione dell’organico per 130 mila unità tra insegnanti e il personale ATA, sono state tolte al sistema di istruzione italiano 10 mila classi, 90 mila cattedre, 30 mila supplenti e 44 mila posti per il personale non docente. a soppressione delle scuole sottodimensionate e l’accorpamento degli istituti con meno di 500 iscritti.
La Legge n. 197/2022 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 – art. 1, cc. 557-558), che rappresenta l’ultimo intervento normativo di riforma del sistema di dimensionamento della rete scolastica nazionale, sembra essersi mossa secondo la stessa logica di conseguimento di obiettivi di finanza pubblica del D.L. 98/2011 (Misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria) e ha trovato sponda da una indicazione europea, nell’ambito delle misure del PNRR, che mira ad adeguare la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione studentesca (peccato che il governo continua a dire che la situazione economica è stabile).
Nel 2021-22 hanno funzionato 41.193 scuole, più o meno quelle già esistenti negli anni scorsi e che, saranno sostanzialmente confermate nella loro entità nel 2022/23. Le previsioni per il 2032 indicano 6.885 istituti. In trent’anni le istituzioni scolastiche (quindi anche il numero di presidi, Dsga, etc…) si sarà ridotto del 40%.
È una storia che non comincia oggi, lo sappiamo, ma questo non significa che debba continuare – spiega il segretario generale della Uil Scuola Rua. Va capovolta la prospettiva da cui affrontare il problema e assumere come punto focale «la riduzione del numero di alluni per classe» condizione prevista nel PNRR contestualmente al dimensionamento che, invece, è sparita dai radar normativi del MIM.
Un tema, quello dell’attuale dimensionamento, voluto dal governo precedente a guida Mario Draghi, patron del PNRR all’italiana, avrebbe dovuto indurre l’attuale Governo Meloni, chiamato a ridisegnare il progetto del dimensionamento, a guardare alla riduzione del numero di alunni per classe. Ma così non è stato.
Un esecutivo lungimirante, che crede che attraverso la scuola passi il futuro del paese – osserva D’Aprile – dovrebbe trasformare il problema della denatalità in una opportunità e non in una penalizzazione, intervenendo a grazia della scuola statale e non cercando di affossarla.

Di seguito le tabelle relative ai risparmi di spesa derivanti dal dimensionamento e le previsioni di riduzione delle istituzioni scolastiche al 2031.

Dall’applicazione della misura di cui all’art. 1 comma 557 della Legge di Bilancio 2022 si genereranno dei risparmi di spesa quantificati, nei diversi anni, secondo la misura riportata nella tabella seguente:

Di fatto è una norma di risparmio che ridurrà progressivamente l’organico dei Dirigenti scolastici, dei DSGA, degli assistenti amministrativi e tecnici, dei collaboratori scolastici e il numero complessivo degli istituti che passeranno dalle attuali 8.136 a 6885.

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