Roma, 08 aprile 2013 – “Il diritto allo studio universitario e la capacità dello Stato di sostenerlo in maniera adeguata e consapevole è un presupposto inderogabile dello sviluppo non solo economico, ma anche civile del nostro Paese.” Lo dichiara in una nota il sen. Aldo Di Biagio,” In un momento in cui i costi dell’istruzione universitaria sono ormai insostenibili per le famiglie, già gravate dalla forte crisi economica, i dati sul diritto allo studio sono allarmanti e presentano un panorama di atenei che non sembrano più in grado di assicurare un adeguato sostegno ai meritevoli. In questo quadro lo schema di decreto sulla “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e requisiti di eleggibilità per il diritto allo studio universitario” rappresenta senz’altro un’occasione per affrontare la questione, che deve essere portata avanti con urgenta e senza condizionamenti. A tal fine – conclude Di Biagio – ho appena depositato un atto parlamentare sulla questione, per avviare un confronto serio e fattivo con il Ministero competente”
Ufficio Stampa Sen. Aldo Di Biagio
Interrogazione a risposta scritta
Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
Per sapere,
premesso che:-
il diritto allo studio universitario (DSU) è un diritto sancito dalla nostra Carta Costituzionale, che all’art. 34 recita espressamente: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”;
la normativa sul DSU, facente originariamente capo alla legge 390 del 1991 e al Dpcm 9 aprile 2001, che definivano tipologie e modalità dei benefici, specificando l’entità delle borse di studio e le tipologie di servizi offerte e delineando i criteri di accessibilità per gli stessi, ha subito una revisione sostanziale nel corso della precedente legislatura, tramite il D. Lgs. 68/2012, i cui decreti attuativi sono in corso di definizione;
nonostante si tratti di un diritto costituzionalmente sancito, i dati riguardanti l’effettiva capacità degli aiuti di Stato di sopperire alle necessità degli studenti meritevoli suscitano notevole perplessità. Prendendo in considerazione il solo a.a. 2011/2012, sono stati ben 57mila gli studenti dichiarati “idonei non beneficiari”, che pur possedendo i requisiti per fruire del sostegno, si sono visti negare l’erogazione della borsa per mancanza di risorse finanziarie;
allargando lo sguardo agli ultimi tre anni, emerge un decisivo calo di fondi nazionali stanziati per le borse di studio, che se nel 2009 riuscivano a “coprire” l’84% degli aventi diritto, nel 2011 potevano soddisfare solo il 75% degli idonei, con grandi variazioni da regione a regione. Un trend drammaticamente negativo destinato ad aumentare nei prossimi anni se non si prenderanno opportuni provvedimenti correttivi;
a tale criticità si aggiunge il fatto che comunque gli importi minimi fissati, a livello nazionale, dal citato Dpcm del 2001 non sono minimamente in grado di assicurare un sostegno congruo rispetto alle spese effettivamente sostenute degli studenti universitari nel corso dell’anno accademico;
dunque in una situazione in cui, anche a causa della persistente crisi economica, i costi dell’istruzione universitaria sono ormai insostenibili per la maggioranza delle famiglie italiane, gli atenei nazionali risultano non più in grado di soddisfare la richiesta di accesso degli studenti ai benefici e ai supporti economici e comunque il sostegno eventualmente erogato è di fatto gravemente deficitario;
occorre ricordare che lo stesso Consiglio dell’ Unione Europea, nelle Conclusioni sull’Istruzione e la Formazione nella strategia Europa 2020 (2012/C 393/02), lo scorso 26 novembre 2012 si è espresso chiaramente in merito alla necessità di mantenere livelli adeguati di sostegno e finanziamento alla formazione e alla ricerca anche in tempi di difficoltà economica, evidenziando come «anche in un periodo di scarse risorse finanziarie, investimenti efficienti ed adeguati nei settori favorevoli alla crescita quali l’istruzione e la formazione costituiscono una componente fondamentale dello sviluppo economico e della competitività, i quali a loro volta sono essenziali per la creazione di nuovi posti di lavoro»;
i dati relativi al finanziamento dello studio universitario sono ancor più sconfortanti se comparati a quelli dei nostri colleghi europei: prendendo ad esempio l’a.a. 2010/2011, i fondi stanziati in Italia per il finanziamento del DSU ammontavano in totale a 431 milioni di euro – di cui il fondo integrativo statale corrispondeva a meno di 100 milioni di euro -, totalmente incomparabili ai 1,6 miliardi di euro stanziati dalla Francia o ai 2 miliardi di euro stanziati dalla Germania;
all’insufficiente ammontare delle risorse finanziarie stanziate per il DSU, si aggiungono le problematiche di natura burocratica, legate ai consistenti ritardi nell’erogazione dei fondi statali alle regioni e, conseguentemente, nell’erogazione dei benefici, che arrivano a determinare l’esclusione degli studenti idonei dai benefici stessi;
proprio quest’ultima criticità è stata oggetto di una mozione da parte del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) – organo consultivo di rappresentanza degli studenti universitari – che lo scorso 21 dicembre 2012 richiamava il Ministero dell’istruzione a “ procedere immediatamente alla comunicazione e alla successiva erogazione alle regioni dell’anticipo del fondo nazionale per il diritto allo studio universitario per l’anno accademico 2012/2013 in modo da garantire l’erogazione delle borse di studio a tutti gli idonei come garantito dal DPCM 9 Aprile 2001 e dalla Costituzione Italiana”;
tutto quanto evidenziato costituisce solo un tassello del desolante scenario nel quale è costretta a districarsi la realtà universitaria italiana che, in mancanza di un idoneo piano almeno pluriennale di finanziamento, sembrerebbe destinata a proseguire un percorso di decadenza in cui – salvo poche virtuosissime eccezioni – l’eccellenza e il DSU rischiano di essere costantemente sacrificati;
in questa situazione di evidente criticità il dibattito si è particolarmente acceso intorno allo schema di decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, recante: “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e requisiti di eleggibilità per il diritto allo studio universitario, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68”;
all’insufficiente ammontare delle risorse finanziarie destinate al diritto allo studio si aggiunge, a rallentare la fluidità di qualsivoglia strategia di sostegno al DSU, la strutturale di complessità del sistema di finanziamento che fa capo fondamentalmente a tre soggetti: lo Stato, le Regioni e gli studenti stessi attraverso la tassa regionale;
i dati del MIUR rivelano che, paradossalmente, è proprio la tassa regionale pagata dagli studenti a costituire la prima fonte di finanziamento del DSU, seguita dal fondo statale e poi dalle risorse proprie regionali, mentre sono queste due ultime voci la fonte delle criticità, dovute infatti alla costante incertezza delle risorse statali e alla attuale discrezionalità delle risorse regionali, che possono tranquillamente essere destinate al sostegno di voci di spesa per l’istruzione, diverse da quella universitaria – una circostanza quest’ultima alla quale il citato D. Lgs. 68/2012 ha inteso porre ;
le critiche delle associazioni studentesche in merito al decreto, che è in attesa di valutazione da parte della conferenza Stato- Regioni, si focalizzano su due punti che apparirebbero particolarmente critici: la “regionalità” dei criteri di accesso, con indicatori isee variabili in base alla regione dove ci si iscrive, e la ridefinizione dei criteri di merito, con un incremento dei cfu necessari al mantenimento della borsa di studio. Misure che, se non adeguatamente calibrate, rischierebbero di acuire la sperequazione tra regioni e di rendere di fatto inaccessibile il beneficio;
occorre evidenziare che i dati emersi dal documento dello “Stato di previsione del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca”, non rischiarano il cupo quadro sopraevidenziato. I dati forniti evidenziano una previsione di taglio del fondo integrativo nazionale delle borse di studio pari a oltre il 90% per il 2014 e il 2015: dai 102 milioni di euro del 2013 ai 12 milioni per il 2014 e il 2015. Cifre preoccupanti che fanno preludere alla fine del diritto allo studio universitario:-
quali iniziative intenda predisporre al fine di sopperire alle criticità evidenziate in premessa e colmare le carenze finanziarie evidenziate in merito all’erogazione dei benefici a garanzia del diritto allo studio universitario;
quale sia lo stadio di avanzamento del citato schema di decreto per la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e requisiti di eleggibilità per il diritto allo studio universitario, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68”;
quali iniziative si intenda avviare, anche tramite un eventuale confronto con le rappresentanze di riferimento, al fine di ovviare alle criticità evidenziate dalle stesse in merito al citato schema di decreto ed evitare che si determinino situazioni di eccessiva sperequazione inter-regionale e si renda eccessivamente elitaria la possibilità di fruire dei benefici connessi al DSU, a totale detrimento dello stesso.
Aldo Di Biagio