Decreto anticipi, più soldi a dicembre 2023. Ma sono molto meno di quanti spetterebbero a docenti e ATA

Decreto Anticipi 2023 – Sono anticipo 2024, arretrati 2022 e 2023, mancato contratto triennale 2022/2024, vanno sotto la voce di indennità di vacanza contrattuale. L’IVC è quella voce che scompare quando si rinnova il contratto 2022/2024, come se quel contratto prevedesse già un aumento mensile netto da 35 a 55 netti, c’è da essere contenti e soddisfatti?

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Non riguarda solo la scuola ma tutti i settori del pubblico impiego.

Quei soldi in più, che corrispondono a 12/20 euro netti mensili sono corrisposti in unica soluzione sotto Natale come è già avvenuto nel dicembre 2022 con la liquidazione del rinnovo contrattuale 2019/2021.

Il Ministro Valditara e il governo si vantano di qualcosa che indica una debolezza e una sconfitta della categoria per non avere ottenuto nei tempi giusti il rinnovo contrattuale 2019/2021 e per non avere aperto ancora nessuna contrattazione per quello prossimo alla scadenza 2022/2024.

Al Ministro e al governo vanno riconosciuti nei confronti del personale della scuola un pragmatismo di grande effetto mediatico e nella propaganda per la loro parte politica, lontanissima da chi scrive, mentre per onestà intellettuale bisogna registrare una sonora sconfitta dell’azione sindacale negli ultimi otto anni per la scarsa partecipazione agli scioperi proclamati anche dai maggiori sindacati nazionali, l’ignavia e la ritrosia consolidata dei docenti e ata sui fatti politici e sindacali che sono causa della debolezza dei grandi sindacali nei tavoli della contrattazione con l’Aran, cioè il rappresentante del datore di lavoro, sulla parte economica e normativa del CCNL.

Succede dunque che una pioggerellina di soldi in più dati contestualmente nel mese di dicembre del 2022 a valere su tre anni e quest’altra di dicembre 2023 a valere sempre per tre anni, di cui uno anticipato, possa far dire al governo di turno che mai tanti soldi sono stati dati in più nello stipendio degli insegnanti. Inutile dire che non è vero, lo è per gli ultimi 14 anni, da quando i Signori Presidenti del Consiglio Berlusconi prima e Monti subito dopo hanno bloccato contratti e stipendi.

E’ vero ma i meriti e demeriti di questo governo nei confronti dei docenti e ata sono equamente divisi con la politica, i governi precedenti, le responsabilità individuali di ogni docente o dipendente tecnico-amministrativo e di rappresentanza di una categoria che non conta più nulla e che parla e sparla di stipendi europei o di allineamento agli altri settori della pubblica amministrazione con uguale titolo di accesso che ormai è la laurea, per di più con percorso a ostacoli molto più lungo e complicato per arrivare alla stabilizzazione per quanto riguarda la scuola.

Ha ragione Valditara nel suo pragmatismo per quanto riguarda la chiusura del contratto 2019/2021 quando ha soltanto preso le risorse già disponibili a dicembre 2021 (governi precedenti e grandi sindacati uguali a oggi) fermi nel Ministero Economia di circa tre miliardi di euro, aggiungere qualche spicciolo e metterli subito nello stipendio di dicembre 2022. Perché non è accaduto a gennaio 2022 e contestuale apertura del contratto 2022/2024? Perché non si tiene in nessun conto il dato dell’inflazione, anche se quello al ribasso certificato dall’ISTAT, sugli aumenti di stipendi?

Dove sono finiti gli obiettivi dei trecento euro mensili netti, che sono la misura minima dell’equiparazione nella pubblica amministrazione italiana rispetto ai docenti? Dove l’avvicinamento agli stipendi europei? Chi si occupa di richiamare alla memoria corta una categoria incapace di difendersi da sola e nave senza nocchiero pur essendo una delle categorie più sindacalizzate in Italia? Chi si occupa di fare formazione sindacale o almeno informazione sui diritti, la dignità, la considerazione sociale, tutti elementi che si misurano anche con lo stipendio?

Può accadere che una categoria non si renda conto che il valore reale dello stipendio di oggi è inferiore in potere di acquisto a quello del 2009? Che da quella data abbiamo solo tre aumenti virtuali degli stipendi per il contratto 2016/2018 (media 40 euro netti mensili a regime, cioè l’ultimo anno), 2019/2021 (media più o meno uguale alla precedente) e questa farsa dell’IVC (media inferiore alle due precedenti)?

Non riescono più gli scioperi nella scuola da otto anni e mezzo e solo chi è politicamente contro i sindacati può sostenere che lo sciopero non serve, è lo strumento principe di ogni lotta nella storia evolutiva di chi lavora e non c’è nessuna alternativa se non si parte da quello, neanche quelle evocate dai social e mai realizzate da nessuno.

Siamo sempre a questo punto o ancora più indietro. A gennaio qualcuno parlerà ancora di stipendi europei, parlerà e parlerà…

Salvatore Salerno
Scuola &Politica

SBC: Valditara babbo Natale e gli aumenti per gli insegnanti 2023

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