La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha recentemente emesso una sentenza storica, dichiarando illegittimo il metodo di calcolo italiano per l’anzianità di servizio pre-ruolo. Con la sentenza C-322/23, la Corte ha condannato lo Stato italiano per abuso nei contratti a termine, evidenziando una discriminazione nei confronti dei lavoratori a tempo determinato rispetto ai loro colleghi a tempo indeterminato.
La sentenza e le sue implicazioni
La Corte ha sottolineato che il sistema attuale viola la clausola 4 dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP (Direttiva 1999/70/CE), che protegge i diritti dei lavoratori precari. Questo pronunciamento rappresenta un importante riconoscimento della necessità di garantire pari trattamento per tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto.
In particolare, la Gilda degli Insegnanti ha accolto con favore la decisione, considerandola un passo significativo per la difesa dei diritti dei docenti. La sentenza mette in luce come il metodo di calcolo dell’anzianità non rispetti il principio di non discriminazione, stabilendo che il trattamento meno favorevole riservato ai lavoratori precari è in contrasto con la normativa europea.
Le reazioni della Gilda degli Insegnanti
La Gilda ha dichiarato che non solo è ingiusto non riconoscere integralmente l’anzianità pre-ruolo per i docenti a tempo indeterminato, ma è anche discriminatorio ridurre il punteggio derivante da tali periodi di servizio nelle graduatorie d’istituto e nelle procedure di mobilità d’ufficio. In risposta a questa discriminazione, la Gilda degli Insegnanti ha promesso di continuare a lottare per il pieno riconoscimento dei diritti di tutti i docenti, senza distinzioni tra contratti a tempo determinato e indeterminato.
Conclusioni
Questa sentenza della Corte di Giustizia UE segna un momento cruciale nella lotta per l’uguaglianza dei diritti nel mondo dell’istruzione. Con un sistema di calcolo dell’anzianità più equo, si spera di promuovere una maggiore giustizia per tutti i docenti, contribuendo a un ambiente di lavoro più equo e rispettoso. La battaglia per i diritti dei lavoratori precari è lontana dall’essere conclusa, ma questo è certamente un passo nella giusta direzione.
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