Il governo ha presentato alle parti sociali l’Atto d’Indirizzo per il rinnovo dei principali contratti pubblici, ma non ha fornito indicazioni chiare sugli stanziamenti per il comparto scuola. Nel frattempo, emergono anticipazioni poco incoraggianti dagli aumenti previsti per le forze armate.
Secondo quanto riportato dai sindacati, sarebbero necessari circa 30 miliardi di euro per coprire l’inflazione reale del triennio 2022-24, ma l’accordo raggiunto con il personale militare lascia presagire ben altro. Gli aumenti sarebbero infatti irrisori, tra i 172 e i 194 euro lordi annui, pari a soli 47-53 centesimi al giorno.
Queste “briciole” per le forze armate gettano un’ombra deprimente sul rinnovo contrattuale della scuola. I vincoli di bilancio imposti dal debito pubblico lasciano purtroppo poco spazio alle speranze dei docenti. Con inflazione galoppante e carovita alle stelle, appare certo che gli stipendi non verranno adeguati a coprire il 30% di perdita del potere d’acquisto denunciata dai sindacati negli ultimi dieci anni.
Il governo si affretta ad annunciare il proprio sostegno alle forze dell’ordine, ma gli scarsi aumenti concessi tradiscono la reale disponibilità. Si profila dunque un settembre di proteste per la scuola, che rischia di vedersi riconfermate le “briciole di pane” già viste negli anni passati. Uno scenario deprimente, se si considera l’importanza dell’Istruzione per il futuro del Paese.
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