Roma, 3 dicembre – La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che mette fine, almeno per ora, al progetto di autonomia differenziata voluto dal ministro Calderoli, con il supporto della premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Istruzione Valditara. Il pronunciamento della Consulta è chiaro: le “norme generali sull’istruzione” devono mantenere una valenza nazionale e unitaria, poiché motivi giuridici, tecnici ed economici ne impediscono il trasferimento alle Regioni.
La decisione è stata accolta con entusiasmo dagli esponenti del Movimento 5 Stelle, che hanno definito il verdetto una “pietra tombale” sul tentativo leghista di frammentare il sistema scolastico italiano. In una nota ufficiale, i parlamentari M5S delle commissioni Cultura di Camera e Senato hanno sottolineato la pericolosità del progetto: “Creare venti sistemi scolastici diversi sarebbe inaccettabile e comprometterebbe l’unità del Paese. La sentenza della Consulta conferma le nostre preoccupazioni.”
Il dibattito sull’autonomia differenziata e la Legge Calderoli aveva già sollevato forti polemiche nei mesi scorsi, con un ampio fronte di oppositori che includeva non solo il M5S, ma anche sindacati, esperti e alcune amministrazioni regionali. La proposta di frammentare competenze strategiche, come l’istruzione, aveva fatto temere per la qualità e l’equità del servizio scolastico in diverse aree d’Italia.
“Il governo deve ora dimostrare responsabilità politica e ritirare questa legge”, hanno dichiarato i rappresentanti del Movimento, mettendo in dubbio la possibilità che l’esecutivo accetti la sconfitta senza ulteriori tentativi di forzare la mano.
Il verdetto della Consulta rappresenta non solo una vittoria per chi crede nell’unità del sistema scolastico nazionale, ma anche un campanello d’allarme per una strategia politica che rischia di creare nuove disuguaglianze nel Paese. La palla ora passa al governo: accetterà il richiamo della Corte o tenterà altre vie per portare avanti il ??progetto?
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