È giunto il momento di porre fine a compromessi e di affrontare con decisione una realtà che ci riguarda da troppo tempo: il sistema scolastico italiano.
In un paese con una storia millenaria, una ricca cultura, e un patrimonio di geni, scrittori e scienziati, è incomprensibile trovarsi a cercare modelli all’estero, come nel caso della celebre scuola finlandese.
L’incessante cambio di modelli, dal sistema americano a quello finlandese e oltre, è diventato un copione stanco e senza fine. Ma dobbiamo davvero mettere in discussione la nostra scuola, svuotandola di significato? Non è forse il momento di alzarci e far sentire la nostra voce?
Gli insegnanti, spesso silenziosi di fronte alle sfide che il sistema impone loro, devono prendere posizione. Non possiamo permettere che la scuola italiana diventi un vuoto, un nulla, un zero. È ora di sfatare il mito dell’adattamento alle esigenze delle imprese, trasformando la scuola in una mera succursale di formazione. Non è sufficiente che uno sappia solo lavorare; leggere, scrivere, e far di conto sono competenze fondamentali.
Nel tentativo di promuovere un’apparente innovazione, si organizzano progetti, incontri, laboratori, ma il risultato in classe è spesso deludente. Gli errori grammaticali, come la mancanza di accenti sul verbo “è”, si moltiplicano, persino al primo anno superiore. Questo è il riflesso di un problema più ampio: l’ignoranza dilaga nel nostro paese.
La scuola non può temere di selezionare, promuovere o bocciare. Il merito non può essere un optional, ma qualcosa che si guadagna con lo studio e l’impegno. Il fallimento non è evitare brutti voti, ma assistere all’ignoranza si. Dobbiamo studiare, punto e basta.
I genitori che proteggono i propri figli da brutti voti non li stanno aiutando. Il buonismo pedagogico sta rovinando la maturazione e la responsabilizzazione dei bambini e ragazzi.
È giunto il momento di essere chiari e dire basta.
La conoscenza è il pilastro della competenza, dobbiamo difenderla con determinazione. Grazie per l’attenzione e scusate se siamo stati forti, ma è ora di agire.
Leonardo D.
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