Sembra un articolo di critica quello de La Repubblica sul concorso sanatoria voluto dal governo per sanare la situazione delle maestre depennate e licenziate dalla sentenza definitiva della Plenaria. L’articolo – a firma Corrado Zunino, giornalista esperto di scuola – evidenzia come: “Nel silenzio si stanno svolgendo i “concorsi-sanatoria” per portare nelle graduatorie di arruolamento della scuola le Diplomate magistrali, categoria di insegnanti dell’infanzia e della primaria che nelle ultime stagioni ha rivendicato rumorosamente il proprio diritto alla cattedra”.
Il titolo è emplematico e richiama una “sanatoria” in barba alla meritocrazia, sembra voler lasciare intendere. Poi cita i numeri e sono numeri di tutto rispetto: “Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, elaborati dalla Federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil, per il concorso non selettivo (un colloquio orale senza valutazione, idea forte del senatore leghista Mario Pittoni) hanno fatto domanda 48.472 aspiranti, quasi tutte donne. Bene, un terzo di queste – 15.908 è il numero – sono già docenti di ruolo, a tempo indeterminato”.
Tuttavioa lo stupore del giornalista non si limita solo ai numeri: “Colpisce – sottolinea – che maestre che hanno già cattedra e ferie pagate partecipino a un nuovo concorso-sanatoria, cosa possibile secondo recenti sentenze. Diecimila di queste sono state costrette a passare per la “prova straordinaria Bussetti” (è stato il primo provvedimento preso dal ministro, in apertura di legislatura) poiché l’ultima ordinanza del Consiglio di Stato aveva aperto la strada al loro licenziamento: impugnazione della clausola risolutiva, si chiama. Altre seimila docenti in cattedra hanno usato lo strumento come un taxi, ovviamente in maniera impropria, per far crescere la possibilità di un loro trasferimento. In tutto, tra precarie e già assunte, sono 12.660 le partecipanti alla sanatoria per motivi di mobilità, ultima anomalia dei concorsi scolastici italiani”.
Concorsi non selettivi
Quando erano stati annunciati avevano sollevato un vespaio di polemiche e proteste, probabilmente le maestre non avevano compreso fino in fondo che l’operazione serviva a sanare la loro posizione e probabilmente era l’unica soluzione possibile, o meglio la soluzione che non aprisse a nuovi contenziosi.
“I colloqui – prosegue Zunino – non selettivi si stanno svolgendo all’interno degli istituti scolastici del Paese. Ha avuto accesso al concorso su misura chi era in possesso di un diploma magistrale abilitante e gli stessi laureati in Scienze della formazione primaria purché, negli ultimi otto anni scolastici, avessero svolto almeno due anni di servizio anche non continuativo. Due stagioni di supplenze, anche a spezzoni. Per la prova, settanta punti su cento sono assegnati in virtù dei titoli posseduti (il servizio, da solo, ne vale cinquanta) e trenta per il colloquio orale di natura didattico-metodologica. Tra i titoli valutabili ci sono il superamento di concorsi precedenti e altre abilitazioni di livello universitario”.
Conclude l’articolo: “Chi passerà la nuova prova entrerà in una graduatoria di merito speciale: le 48 mila diplomate magistrali (più poche laureate in Scienze della formazione primaria) saranno posizionate in coda al gruppo che ha vinto il concorso ordinario 2016 e non è stato ancora assunto. In Sicilia, per esempio, gli ingressi in ruolo sono così ingolfati che i vincitori 2016 sono ancora bloccati in graduatoria”.
Sulla stessa linea sembra essere il provvedimento dei famosi precari con 36 mesi di servizio, sembra perchè la Lega pare si sia accorta che così facendo sparisce la tanto osannata peritocrazia che aveva sventolato e che continua a sventolare durante i comizi.