Il numero dei partecipanti al concorso, più di 320.000, è quasi la metà di quello dei docenti oggi in organico (circa 700.000). In realtà quanti aspirano a lavorare nella scuola sono ancora di più.
C’è uno scarto enorme tra domanda e offerta di lavoro; questo il dato che colpisce maggiormente, mettendo in evidenza la complessità di una questione per la quale non esistono comunque ricette facili. Anche per questo, da sempre, la realtà del precariato scolastico è attraversata da tensioni e conflitti, terreno facile per le scorribande di tanti demagoghi.
Difficile, con questi numeri, governare in modo equilibrato il reclutamento dei docenti, rispettando i diritti dei precari in attesa di stabilizzazione e aprendo le porte alle leve più giovani. Non a caso si tratta di un problema che si trascina, irrisolto, dal 2007, quando il governo Prodi decise di bloccare gli ingressi nelle graduatorie e annunciò la riforma del reclutamento.
Sono trascorsi cinque anni e non si è fatto nulla, salvo bandire – senza cambiare le regole – un concorso che ha ulteriormente alimentato polemiche e contrapposizioni.
Gli aspetti più discussi e discutibili delle procedure messe in atto, a partire da una preselezione affidata alla casualità generica e sommaria dei test, nascono proprio da questo repentino passaggio da anni di inerzia alla fretta, che raramente è una buona consigliera.
è chiaro che per dare senso e prospettiva ad una politica del reclutamento sono necessarie, a monte, altre scelte. Per questo nei mesi scorsi abbiamo molto lavorato su due obiettivi: fermare la logica dei tagli, stabilizzare il lavoro precario.
Per dare risposte concrete alle attese di tante persone, ci siamo assunti anche la responsabilità delle azioni necessarie sul piano contrattuale, firmando l’intesa che ha reso possibile il piano triennale di assunzioni. è un impegno a cui daremo continuità anche nella nuova stagione che si aprirà con le prossime elezioni.
Lo faremo come al solito con determinazione e senza cedere alla tentazione delle facili demagogie; nei tempi che viviamo, fare promesse irrealizzabili, suscitando false aspettative, è agire da irresponsabili.
Roma, 18 dicembre 2012