Comunicato congiunto Gruppi docenti precari sulle reali responsabilità dell’UE sul precariato

I membri delle associazioni SCUOLA LAVORO E LIBERTÀ e COMITATO PRECARI UNITI PER LA SCUOLA, ovvero la gran parte di tutti quei docenti precari con più di 3 anni di servizio che lo Stato continua a non voler stabilizzare, così come prevede chiaramente la direttiva 70/1999 CE, alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico fanno il punto sulla situazione disastrosa in cui sono stati messi. Continuano infatti a subire, increduli, angherie della peggior specie da parte di una classe politica sadica che non si limita a umiliare una categoria già tanto bistrattata, ma prosegue nel nascondersi dietro scuse che non stanno in piedi.
Ma partiamo dall’inizio.
Dopo circa 10 anni in cui era praticamente impossibile abilitarsi all’insegnamento, l’ex-ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, sotto il governo Draghi dove c’era quasi tutta la politica italiana, si rese autore della “rivoluzione scolastica” attuata col decreto legge 30 aprile 2022, n. 36, nell’ambito di ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Tale decreto, che partiva dal nostro Paese e non certamente dall’Europa, tracciava le linee guida per tutto quello che sarebbe dovuto diventare l’attuale sistema delle abilitazioni che tanto stanno facendo discutere intorno al tema del reclutamento dei docenti. Pertanto, partendo da qui, i limiti del PNRR, che viene additato oggi dalla politica come il responsabile di tutti i mali piovuti in capo ai precari, sono stati proposti ed attuati proprio tramite un’iniziativa partita dai nostri rappresentanti politici e non dell’Europa.
Stendiamo un velo pietoso sugli intenti e gli esiti del concorso straordinario 2020, svolto quando in giro non si trovava lievito di birra, su quelli del concorso ordinario 2020, il più amato dalla politica, tanto da elargire, a persone a digiuno di insegnamento, abilitazioni che non prevedevano un giorno di formazione e che oggi valgono un mutuo e graduatorie ad esaurimento, ed infine sulla Cenerentola dei concorsi, lo Straordinario bis 2022, questa volta il più “odiato” dalla politica.
Ma andiamo oltre.
Con promesse altisonanti per la Scuola, sbandierate su gigantografie di personaggi che da lì a breve non avrebbero più risposto al telefono, il 22 ottobre 2022 subentrava il governo Meloni, attualmente in carica, da cui tutti si aspettavano grandi novità. Ed effettivamente queste novità ci sono state! Mai era successo, infatti, che precari con 10, 15 o 20 anni di servizio si vedessero scavalcati nelle GPS, con estrema nonchalance, da centinaia di persone spesso mai state dietro a una cattedra, ma con invece una spiccata propensione a modificare radicalmente le proprie passioni e inclinazioni, con una tale velocità da riuscire a far girare la bandierina dell’inclusione e della vocazione ancora prima che cambiasse il vento, lasciando i precari storici a mangiare la polvere dopo l’avvenuto soddisfacente sorpasso.
Intanto, ora, si avvicendano rocamboleschi concorsi ordinari, chiamati non si sa perché “straordinari”, quelli che “li vuole l’Europa” in cambio della rata della cuccagna PNRR, i cui premi saranno fatti pagare senza sconti ai nostri figli. Ovviamente tali concorsi, com’era facilmente prevedibile, si stanno rivelando utili a tutti ma non ai precari storici, che erano finora impegnati a lavorare nelle scuole mentre altri dilettanti allo sbaraglio, che però hanno fatto acquisti oculati nel supermercato dei CFU, si allenavano ai quiz del “Miliardario”. La tanto decantata “riserva delle riserve” garantita ai precari storici non permetterà loro di accedere al ruolo con meno di 215/220 punti.
Ma qual è la beffa più grande in tutto ciò?
Ebbene, continuano a dire ai precari ormai prossimi alla pensione che la colpa dei loro mali bisogna cercarla in Europa e nel PNRR che imporrebbero queste pazzesche politiche di reclutamento nella Scuola e le conseguenti umiliazioni per i lavoratori.
Peccato però che le direttive e le indicazioni dell’Europa vadano in tutt’altra direzione, e che le varie risposte ufficiali, ottenute da precari mediante denunce e interrogazioni inoltrate nelle opportune sedi europee, abbiano chiaramente confermato che sul reclutamento dei docenti italiani decida solo ed esclusivamente l’Italia. Inoltre è doveroso ricordare che le condizioni del PNRR le abbiamo proposte noi.
L’Europa, infatti, ai vari reclami pervenuti, inoltrati da tantissimi insegnanti esasperati dalle loro condizioni di lavoro (o di non lavoro), risponde: “…l’articolo 165, paragrafo 4, TFUE esclude l’armonizzazione, a livello di Unione, delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri in materia di istruzione. Questi ultimi sono pertanto liberi di organizzare i propri sistemi di istruzione, purché rispettino gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione…”. E ancora: “Sulla base di molteplici denunce ricevute in merito all’abuso di contratti a tempo determinato successivi nel settore pubblico, nel 2019 la Commissione ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia. Una delle questioni sollevate in questa procedura è la mancanza di misure per prevenire e sanzionare l’abuso di contratti a tempo determinato successivi stipulati con gli insegnanti delle scuole statali per coprire posti temporaneamente vacanti…”.
Superfluo soffermarsi ulteriormente.
Da queste e tante altre affermazioni presenti nelle comunicazioni ricevute da parte di funzionari dei competenti organi dell’UE, emerge chiaramente e drammaticamente una sola verità: se quest’anno padri e madri di famiglia, che hanno tenuto fin ora in piedi la scuola, non potranno portare il pane a casa perché, pur avendo superato uno o più concorsi, si ritrovano sprofondati negli abissi più bui delle GPS e senza nemmeno uno straccio di abilitazione negata dal numero chiuso, la responsabilità è solo della POLITICA ITALIANA e non dell’Europa.
La politica di ieri è COLPEVOLE di aver preparato la strada che conduceva al baratro, quella di oggi è COLPEVOLE di aver deliberatamente scelto di ingannare con false promesse i precari, infine spingendoli oltre l’orlo del precipizio.

Scuola Lavoro e Libertà, Comitato Precari Uniti per la Scuola

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