Ieri sera è stato pubblicato il secondo bollettino di nomine da Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) e, come temuto, l’algoritmo ha nuovamente commesso errori. Molti docenti con punteggi alti sono stati indebitamente considerati “rinunciatari” solo per non aver ricevuto un’assegnazione durante il primo turno. Una situazione che solleva pesanti interrogativi sulla legittimità del processo e crea frustrazione nel mondo scolastico.
Le graduatorie definitive, pubblicate nei mesi scorsi, presentano già numerosi errori, soprattutto riguardo alla valutazione dei titoli. I problemi non si fermano qui: quando gli insegnanti accetteranno la nomina, sarà la scuola a dover valutare i titoli, e molti rischiano di vedersi assegnato un punteggio più basso. Questo potrebbe portare alla perdita dell’incarico a dicembre, creando discontinuità didattica e sottraendo cattedre a docenti con punteggi corretti.
La questione legale e il ruolo dei sindacati
Secondo il Tribunale del lavoro di Roma, l’algoritmo utilizzato ha agito su presupposti illegittimi, considerando erroneamente rinunciatari alcuni docenti. I sindacati, come i Cobas di Torino, stanno già preparando ricorsi, ma rimane la necessità di una battaglia politica più ampia per combattere la compravendita dei titoli di studio.
Il mercato dei titoli: una piaga aperta
Negli ultimi anni è diventato evidente che con qualche migliaio di euro si possono ottenere CFU necessari per l’abilitazione, aggirando selezioni e requisiti. La situazione è ormai insostenibile, e il nuovo ciclo del TFA Sostegno ha rivelato ulteriori incongruenze: migliaia di posti vacanti nelle scuole, ma pochissime disponibilità per i corsi di specializzazione.
Chi paga il prezzo?
A soffrirne sono soprattutto i precari, costretti a spendere cifre ingenti per non essere scavalcati in graduatoria, e gli studenti, che vedono sfumare la continuità didattica. Una situazione che richiede interventi urgenti per salvare il futuro dell’istruzione in Italia.
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