Clamoroso, i precari della Scuola penalizzati dal Decreto Lavoro: ecco perché

I precari della scuola rischiano di essere penalizzati dal decreto lavoro, il cosiddetto decreto 1 maggio 2023.

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Il 1° maggio 2023 entrerà in vigore il Decreto Lavoro, con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale. Tuttavia, questa misura potrebbe penalizzare i lavoratori precari del settore della Scuola, in particolare coloro il cui contratto scadrà il 30 giugno.

Un cuneo fiscale più alto per i precari della Scuola

Il Governo ha deciso di aumentare il cuneo fiscale di due punti percentuali, portandolo al 7% per i redditi fino a 25 mila euro e al 6% per quelli con un imponibile previdenziale inferiore ai 35 mila euro. Tuttavia, i precari della Scuola che si troveranno senza contratto dopo il 30 giugno non beneficeranno di questa riduzione, risultando così penalizzati.

La ragione di questa esclusione risiede nella presenza dell’indennità di Naspi, che non è soggetta a ritenute previdenziali e, pertanto, non consente alcun beneficio per questa categoria di lavoratori.

Fringe Benefit: un vantaggio per i dipendenti privati

Anche in merito alla detassazione dei Fringe Benefit per un valore di 3.000 euro, si evidenzia una disparità tra dipendenti pubblici e privati. Infatti, i Fringe Benefit non sono previsti per i lavoratori del settore pubblico, favorendo così i dipendenti delle aziende private.

Il taglio del cuneo contributivo viene tassato

Un altro aspetto controverso riguarda il taglio dei contributi a carico dei lavoratori, che comporta un aumento dell’imponibile fiscale. Di conseguenza, lo Stato riesce a recuperare dal 25% al 35% del beneficio concesso attraverso il taglio del cuneo fiscale.

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Benefici limitati e risorse divise

In definitiva, il Decreto Lavoro si rivela una misura costosa e dai benefici limitati per i lavoratori, in quanto la risorsa viene spalmata tra milioni di persone durante il periodo di vigenza del taglio al cuneo fiscale (luglio-dicembre 2023). I lavoratori potranno contare su una somma variabile tra i 20 e i 50 euro mensili per soli quattro mesi, evidenziando ulteriormente la debolezza di questa manovra