Gentile Redazione,
mi permetto di scrivere questa lettera in qualità di docente e cittadino preoccupato per le recenti disposizioni della legge di bilancio, che sembrano favorire l’evasione fiscale a scapito della giustizia sociale e del benessere collettivo.
È inaccettabile che per ogni 100.000 euro evasi, un contributore possa sanare la propria posizione con soli 4.000 euro. Questo provvedimento non solo riduce il senso di responsabilità fiscale, ma crea un pericoloso precedente: sembra premiare chi ha scelto di eludere le proprie obbligazioni verso la comunità. In un momento in cui il nostro Paese ha bisogno di coesione e solidarietà, questa misura appare come un insulto a tutti coloro che, giorno dopo giorno, rispettano le leggi e contribuiscono al bene comune.
Inoltre, la legge di bilancio tagli significativi alla sanità e alle risorse destinate alla scuola. Questi settori sono fondamentali per il futuro del nostro Paese e per il benessere dei cittadini. La salute e l’istruzione non possono essere trattate come voci di spesa da ridurre; al contrario, dovrebbero essere potenziati per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.
È evidente che questa manovra avvantaggia i soliti potenti: banche e multinazionali continuano a beneficiare di politiche favorevoli, mentre i cittadini comuni si trovano a dover affrontare le conseguenze di scelte politiche discutibili. È tempo che la politica si assuma la responsabilità di tutelare gli interessi della collettività piuttosto che quelli di pochi privilegiati.
Chiedo quindi una riflessione profonda su queste tematiche e un impegno concreto da parte delle istituzioni affinché si rivedano le misure proposte nella legge di bilancio. È fondamentale costruire un sistema fiscale equo e giusto, in cui ogni cittadino contribuisce secondo le proprie possibilità e in cui le risorse sono destinate a settori vitali come la sanità e l’istruzione.
Confido nel vostro impegno nel dare voce a queste istanze e nel sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi cruciali.
Cordiali saluti,
Pietro T.
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