Ogni nuovo anno scolastico porta con sé una realtà ormai consolidata: il conteggio delle cattedre affidate a docenti di ruolo (pochi) e quelle vacanti destinate ai supplenti (molti).
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La domanda che inevitabilmente sorge è: perché non riusciamo a stabilizzare l’armata di precari che affolla le scuole ogni anno? E come possiamo garantire continuità nell’insegnamento se gli studenti non trovano gli stessi insegnanti in molte occasioni?
Un Sistema Che Non Funziona. Perché?
Il sistema attuale di inserimento nel ruolo si dimostra insoddisfacente poiché, come noto, le cattedre vacanti a seguito di pensionamenti e trasferimenti vengono suddivise in due gruppi: il primo 50% viene riservato ai precari storici, già abilitati e inseriti nelle graduatorie provinciali esaurite, mentre l’altra metà è destinata ai vincitori dei concorsi con graduatorie di merito ancora valide.
Il problema scaturisce dal fatto che, da un lato, nelle Graduatorie Ad Esaurimento (GAE) per quasi tutte le classi di concorso non ci sono più candidati disponibili per l’assunzione, poiché le liste sono ormai esauste. Dall’altro lato, quello dei concorsi, le assunzioni non decollano a causa del gran numero di procedure straordinarie e ordinarie indette negli ultimi anni, che si sovrappongono. In alcune classi di concorso, questo porta al problema opposto, ossia a difficoltà nel completare le graduatorie di merito.
Il risultato è che ogni anno un vasto numero di insegnanti precari, sia abilitati che non, vengono chiamati dalle graduatorie provinciali per le supplenze a lungo e breve termine, generando una situazione che non rende certo allettante la professione docente.
Senza considerare la questione delle retribuzioni, che mettono l’Italia in una posizione svantaggiata rispetto ad altri paesi europei, come evidenziato dall’OCSE. Nel 2020, i paesi membri dell’OCSE hanno destinato in media il 5,1% del loro PIL all’istruzione, dal livello primario a quello terziario. In Italia, la quota corrispondente era solo del 4,2% del PIL.
È per questo motivo che molti giovani che potrebbero intraprendere la carriera dell’insegnamento preferiscono entrare in aziende dove sono maggiormente valorizzati dal punto di vista salariale e delle opportunità di carriera.
Non sorprende che la crisi degli insegnanti sia più grave al Nord, dove il costo della vita è più elevato. Entrare in un settore dove le retribuzioni non sono adeguate e le prospettive di carriera non sono allettanti, dove anni di precariato sembrano una costante, non è certo un incentivo per i giovani a intraprendere questa strada.
Dalla Chiamata Diretta dei Presidi al Doppio Canale: Possibili Soluzioni
Ma esistono soluzioni per affrontare la supplentite e garantire un sistema di reclutamento degli insegnanti più affidabile?
Secondo molti, il caos generato dalle graduatorie e, di conseguenza, le cattedre vuote potrebbe essere risolto in un solo modo: consentire ai singoli istituti di assumere direttamente gli insegnanti. Questa chiamata diretta, gestita dai dirigenti scolastici, eviterebbe la complessità delle nomine annuali e delle assegnazioni dei supplenti.
Tuttavia, esistono anche spinte da parte delle organizzazioni sindacali che negli ultimi anni hanno indicato una possibile soluzione al problema: il doppio canale di reclutamento. Questo sistema prevede l’assunzione annuale sia dalle graduatorie dei concorsi che dalle graduatorie dei precari con esperienza pluriennale come docenti.
Questo approccio, sostenuto in particolare dal sindacato Anief, ha ricevuto un ampio sostegno da altre organizzazioni sindacali. L’obiettivo è quello di garantire una continuità didattica efficace, assumendo insegnanti precari e completando le assunzioni dalla prima fascia delle Graduatorie Permanenti di Sostegno (GPS) non solo per il sostegno, ma anche per gli altri insegnanti curriculari.
Tuttavia, la strada per risolvere la crisi degli insegnanti non è priva di ostacoli. Mentre il doppio canale di reclutamento è una soluzione possibile, richiede un cambiamento significativo nella gestione delle risorse umane nel settore dell’istruzione. Inoltre, l’abitudine di assumere docenti direttamente da graduatorie centralizzate deve essere superata per garantire una maggiore flessibilità e continuità nell’insegnamento.
Un altro punto da considerare è l’assenza di un sistema costante di abilitazione all’insegnamento, che ha contribuito al problema del reperimento degli insegnanti. Questo ha escluso migliaia di precari dalle assunzioni per anni, poiché non erano in possesso dell’abilitazione richiesta. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), è prevista l’introduzione di un nuovo meccanismo di reclutamento degli insegnanti che inizia proprio con l’abilitazione, il che potrebbe rappresentare un passo avanti nella risoluzione di questa complessa questione.
In conclusione, la crisi degli insegnanti in Italia è un problema complesso che richiede soluzioni innovative e un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle scuole e delle organizzazioni sindacali per garantire un’istruzione di qualità e stabilità nell’insegnamento.
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