Signor ministro non so quanto lei sia caro a me, ma di sicuro è caro per l’Italia intera. Le rispondo in merito al suo intervento nei confronti della scuola del Sud. Ci accusa di non darci troppo da fare.
Provi ad immaginare, visto che non conosce la realtà, come fa un insegnante malgrado i pochi mezzi ad avere voglia di continuare a svolgere con impegno e passione tutti i giorni il suo lavoro. Strutture inadeguate, strade che spesso impediscono di raggiungere la scuola con tranquillità. Eppure siamo lì presenti tutte le mattine a combattere la nostra battaglia ogni giorno diversa ogni giorno più ardua. Mancano nelle scuole del sud lavagne, LIM, banchi, qualche volta sedie. Ma noi no, facciamo lezione anche in piedi se necessario, perché crediamo che la cultura possa cambiare il mondo anche con un banco in meno, facciamo lezione con i cappotti e i giubbotti se i termosifoni sono spenti e soffriamo molto il caldo che in nessun modo riusciamo a combattere quando a settembre/ottobre restiamo chiusi nelle aule con temperature che sfiorano i 35/40. Che ne sa lei se i ragazzi per raggiungere la scuola devono sacrificare i genitori perché nessun pullman è messo a disposizione per gli studenti.
Che ne sa lei se le nostre aule informatiche hanno ancora i computer degli anni 90?
Non immagina neanche cosa vuol dire, malgrado tutto questo e molto altro ancora, riuscire a motivare allo studio tanti ragazzi che non vedono nessun futuro davanti a loro. Credo proprio che no, non riesca proprio a immaginarlo.
Eppure molti insegnanti come me ci credono ancora, venga da noi, venga a conoscerci di persona, venga a constatare di persona l’entusiasmo che riusciamo a trasmettere ai nostri ragazzi. E poi solo poi si permetta di giudicare signor ministro.
Professoressa Maria Mazzara