Brutte notizie per la scuola, allo studio altri tagli, il ministro spiega perché

Il Governo ha già pronto il piano di dimensionamento scolastico per i prossimi anni, in seguito al nuovo calo di nascite registrato nel 2022. Secondo l’ISTAT, la popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2023 è di 58 milioni e 851mila unità, 179mila in meno rispetto all’anno precedente, per una riduzione pari al 3%. Il calo demografico avrà ricadute dirette sulla popolazione scolastica, già al centro delle manovre di politica scolastica.

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A dettare i tagli alla scuola è il rapporto ISTA o è una scusa?

Il rapporto ISTAT evidenzia che nel 2022 i nati sono scesi sotto la soglia delle 400mila unità, per la prima volta dall’unità d’Italia, fermandosi a 393mila. La diminuzione è dovuta in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie, ma pesano anche il calo dimensionale e il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive.

Il piano di dimensionamento scolastico, contenuto nell’ultima legge di bilancio, prevede l’accorpamento e la chiusura delle scuole con meno di 900 studenti iscritti e il conseguente taglio dell’organico di dirigenti scolastici e Dsga. Questa misura potrebbe avere ricadute maggiori nel Mezzogiorno, ma riguarda tutta l’Italia. Il calo demografico e i limiti imposti dall’UE con il Pnrr sarebbero la ragione per cui la Legge di Bilancio ha previsto una normativa sul dimensionamento scolastico, che comporta un taglio di sedi e personale.

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Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, difende la norma spiegando le ragioni: “Sul tema del dimensionamento scolastico le scelte del dicastero vanno nella doppia direzione di mitigare gli effetti delle normative precedenti e osservare i vincoli dell’Ue in attuazione del PNRR: non si può essere europeisti a corrente alternata”. Valditara aggiunge che la norma non prevede chiusure di plessi scolastici, ma l’efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della reggenza. Questo modello consentirà di pianificare il numero di istituzioni scolastiche per ogni triennio, permettendo alle Regioni di adeguare la pianificazione locale alle esigenze del territorio.

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