Mi sento ribollire il sangue di fronte alla situazione a dir poco scabrosa che si è creata in una scuola del cosentino e che ha visto un bambino di 8 anni entrare in aula e non trovare nessuno.
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Questo perché? Perché i genitori di tutti i componenti della classe hanno organizzato l’assenza di tutti i loro figli come protesta dell’ingresso in aula di questo alunno iperattivo. Ma questo fotografa una situazione a danno anche ma forse soprattutto degli insegnanti. E dov’è l inclusione?
Forse perché per ben quarant’anni mi sono trovata ad affrontare questo problema essendo ins non di sostegno e dover combattere tutti i giorni affinché il bambino in questione non si sentisse diverso e tutto da sola. Il problema della diversità non è comprensibili a molti operanti nella scuola.
Anche io ho insegnato in un istituto comprensivo cosentino e ringrazio il tempo che mi ha vista uscire in tempo da questo contesto che, col passare degli anni è diventato sempre più cieco davanti al diversamente abile. Ma quando constati che in primis dopo tante figure di dirigenti esponenziali ti ritrovi con una preside che urla, che non vede il problema là dove sussiste ,allora un po stanca mi ritiro e penso a tutti I bambini bisognosi che purtroppo con i loro impedimenti non danno la corona all insegnanti che non può dimostrare la sua bravura e non ricevere plausi da un cerchio di massa.
Se quel giorno malefico lo avrebbero trasformato in una casualità abbracciando il bambino, ma qualunque insegnante non di qualsiasi classe e lo avrebbero affiancato ad altri bambini questo alunno non sarebbe stato costretto a passare la giornata seduto e da solo. Chi ha subito il trauma?
Acheropita Ranieri
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