Il 5 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti, sono stati pronunciati discorsi carichi di gratitudine e rispetto da parte di figure politiche, istituzionali e sindacali. Tuttavia, per molti docenti italiani, queste parole risuonano vuote di fronte alla realtà quotidiana. Dietro i festeggiamenti ufficiali, infatti, si cela una condizione lavorativa caratterizzata da precarietà, scarso riconoscimento economico e attacchi sia verbali che fisici
Il fenomeno del precariato, in continua crescita e sempre più incontrollato, è solo una delle piaghe che affliggono il sistema scolastico italiano. I docenti si trovano spesso a dover difendere il proprio ruolo contro accuse di presunti privilegi, mentre i loro stipendi vedono un costante declino in termini di potere d’acquisto a causa della vendita. L’avanzamento salariale, ancora legato principalmente all’anzianità di servizio, non premi merito e competenze, e la tanto attesa carta del docente è soggetta a ritardi, se non addirittura a riduzioni
A peggiorare la situazione, le infrastrutture scolastiche inadeguate e la burocrazia legata a concorsi e ricorsi rendono ancora più complesso il lavoro quotidiano degli insegnanti. Alla luce di queste sfide, molti docenti chiedono cosa ci sia davvero da celebrare il 5 ottobre. Forse sarebbe meglio mantenere un rispettoso silenzio, nella speranza che il ruolo dell’insegnante torni ad avere quel riconoscimento sociale che ha avuto nel passato, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo culturale ed economico del Pa.
Tuttavia, rimane la speranza che un giorno questa professione fondamentale venga davvero festeggiata e onorata come merita.
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