La scuola italiana e le professionalità a diverso titolo coinvolte da due anni sono state messe a dura prova dalla pandemia che ha avuto il “merito” di fare emergere le tante criticità ma anche gli importanti punti di forza.
Si è vista in campo, anche, la scuola “diversamente indaffarata” e impegnata nel garantire il diritto allo studio in presenza e in sicurezza alla sua comunità scolastica.
Annuali protocolli, frequenti note ministeriali e diverse circolari interpretative si sono susseguiti con una tale frequenza che ha indotto la governance scolastica a mettere in atto prontamente e con professionalità azioni organizzative utili a mitigare quanto più possibile i rischi della pandemia.
Una scuola che si è distinta per il lavoro di docenti – qualche decina di migliaia di donne e uomini – impegnati al fianco dei dirigenti scolastici nel tenere alta l’attenzione sulla sicurezza sanitaria in territorio scolastico.
E’ non si può non riconoscere che la scuola ha sempre cercato di essere un baluardo al contrasto della diffusione del covid grazie al quotidiano e attento monitoraggio della popolazione scolastica mettendo in campo tempestivamente e sette giorni su sette ogni azione utile e necessaria alla prevenzione, al controllo e al contenimento della diffusione del virus.
Ma si continua quasi a misconoscere questo “lavoro di trincea” che ha imposto ai docenti di aggiungere all’attività didattica un carico di lavoro non indifferente con tempi e impegni professionali non riconosciuti nell’attuale strumento contrattuale.
Ancodis denuncia che si sono raggiunti livelli di stanchezza e condizioni di stress correlato che mettono a dura prova fisicamente e sul piano psicologico quanti responsabilmente hanno accettato incarichi e deleghe da parte dei dirigenti scolastici con i quali si affronta l’emergenza sanitaria e si trovano – con una visione di squadra – le soluzioni alle improvvise criticità organizzative.
Il fatto che, al costante aumento di incombenze, la scuola risponda sempre con abnegazione e puntualità significa concretamente che le risorse umane della scuola sono diversamente impegnate a supplire in servizi di tracing, di controllo di referti, di minuziose raccolte di informazioni e di comunicazioni alle e dalle famiglie di competenza delle ASL: risorse distolte alla qualità della didattica e all’efficiente organizzazione dell’istituzione scolastica. Alla scuola è stata delegata anche una parte del lavoro di competenza di altri settori della PA e ai lavoratori (responsabili di plesso distaccati, referenti scolastici covid19) non viene riconosciuto questo valore aggiunto né in termini di valorizzazione delle figure coinvolte in questo impegno né in termini economici.
Forze politiche, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria non possono più lasciare questo imponente lavoro emergenziale ai margini della loro attenzione poiché deve essere chiaro a tutti che senza non sarebbe stato possibile garantire la scuola in presenza e tutelare alunni e personale con le condizioni di minimo rischio possibile.
Ancodis – con la consueta determinazione – continua a denunciare questa iniqua e intollerabile condizione che non riconosce il valore e il merito professionale di quanti hanno accettato di lavorare anche per la “scuola diversamente indaffarata”.
Si rileva ancora una insopportabile indifferenza istituzionale e sindacale che vorrebbe nascondere questa “scuola” e al contempo umilia la dignità professionale e il senso del dovere di migliaia di donne e uomini.
ANCoDiS
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