Come spesso accade, quando si affronta un problema ci si concentra solo sui sintomi tralasciando lo studio delle origini. Così si rischia di curare solamente l’effetto, senza agire sulle reali cause che lo hanno generato.
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Nel caso dei disturbi indotti dall’eccessivo utilizzo della tecnologia nei bambini, è evidente che si tratti di un fenomeno non genetico bensì indotto, scatenato precisamente da alcuni fattori ben noti.
Tra questi fattori rientra sicuramente l’uso disinvolto e come “baby sitter” digitale che molti genitori fanno di tablet e smartphone per intrattenere i figli. Questa consuetudine dilagante sta portando a molteplici effetti collaterali, di cui il disturbo in questione è solo uno.
La sensibilizzazione delle famiglie deve concentrarsi prioritariamente su queste cause scatenanti, limitando in modo responsabile il tempo trascorso dai bambini con la tecnologia.
Inoltre, è necessaria una maggiore preparazione culturale per un uso corretto della tecnologia, che non può essere considerata solo fonte di progresso se disgiunta da solidi valori educativi.
La soluzione più efficace rimane favorire attività di gruppo alternative e porre un tetto massimo all’utilizzo giornaliero di device digitali. Solo dopo, dove strettamente necessario, si potrà valutare il supporto degli esperti.
Piercarlo T.
Non diamo la colpa alla scuola: l’educazione deve partire in famiglia
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