36 mesi e non lavori più, il provvedimento è incostituzionale?

Divieto 36 mesi, sale la preoccupazione e cresce anche la confusione

Chiamata diretta 2017, il modello da compilare e inviare alle scuole

Nei giorni scorsi, senza voler provocare allarmismi, abbiamo ricordato ai nostri lettori che tra le pieghe della legge 107/15 definita “buona scuola” vi è il comma 131 che impone ai dirigenti di non attribuire incarichi annuali a quei precari che hanno maturato 36 mesi di servizio, questo per evitare che il docente possa fare ricorso e chiedere l’immissione in ruolo e/o il risarcimento per la mancata stabilizzazione. Sull’argomento è tornata anche ItaliaOggi. Il quotidiano evidenzia come in questo preciso momento vige l’incertezza, sia negli aspiranti docenti, ma anche nelle alte sfere del MIUR. “Il ministero dell’istruzione – scrive ItaliaOggi – ha deciso di non fornire alcuna indicazione ai dirigenti scolastici su come dare attuazione al comma 131, dell’art. 1, della legge 107/2015. Che vieta di assumere supplenti che abbiano prestato servizio per più di 36 mesi su posti vacanti e disponibili”. E precisa che tale comma secondo alcune sigle sindacali potrebbe essere considerato incostituzionale perchè collide con l’art.97 della “Costituzione (che impone di assumere i docenti più titolati) oltre che con l’articolo 117 che dispone l’inserimento a pettine delle norme europee nella Costituzione”.

L’Italia interpreta in maniera errata la sentenza della Corte di giustizia europea

Ancora una volta il nostro Paese, in particolare il governo Renzi, ha interpretato in maniera errata la sentenza della Corte di giustizia Europea, che non imponeva di non assumere più anzi “con la sentenza C 22/13, del 26 novembre 2014 – continua ItaliaOggi – , ha spiegato che la ratio dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato del 18 marzo 1999 è quella di impedire che i lavoratori a tempo determinato vengano ingiustamente preclusi nella loro legittima aspirazione ad essere assunti a tempo indeterminato in presenza di posti vacanti. La ratio dell’accordo, sempre secondo la Corte, sarebbe quella di evitare la precarizzazione della situazione dei lavoratori dipendenti evitando l’indebolimento di questi ultimi dovuto al fatto che vengano assunti con contratti a tempo determinato per un lungo periodo. All’accordo quadro è stata data attuazione con la direttiva 1999/70/Ce del consiglio emanata il 28 giugno 1999. E l’Italia ha messo in atto le disposizioni europee con il decreto legislativo 368/2001 che, però, si riferisce al lavoro privato, e con il decreto legislativo 165/2001, che regola il rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici”. Tuttavia il governo italiano per evitare di soccombere in giudizio ha pensato bene di inserire il provvedimento nella legge 107/15, ma tale provvedimento rischia di vede soccombere nuovamente il governo perché incostituzionale, insomma la nostra sembra più una repubblica che brancola nel buio e per di più fondata sui ricorsi.

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