Il ministero dell’Università e della Ricerca ha avviato un’inchiesta su undici istituti privati, accusate di emettere lauree false e abilitazioni professionali ottenute in modo irregolare.
Le segnalazioni, raccolte a partire dalla scorsa primavera, sono state inoltrate alle procure territoriali per contrastare le frodi nel settore dell’istruzione superiore.
Queste istituzioni, secondo le denuncia, offrirebbero titoli accademici con procedura accelerata e poco trasparente, attirando un numero crescente di studenti. Negli ultimi dieci anni, questi istituti hanno visto un incremento del 410% nel numero di iscritti, raggiungendo oltre 224.000 studenti. Tuttavia, la qualità dell’insegnamento è messa in discussione, con un rapporto di un docente ogni 385 studenti, rispetto a uno ogni 28 nelle università tradizionali.
La Cgil ha denunciato la situazione, evidenziando come questo “mercato delle lauree” danneggi il sistema universitario sano. Tra le università sotto inchiesta, molte sono accusate di aver cambiato ragione sociale e di aver copiato nomi da atenei riconosciuti per attrarre iscritti.
La questione ha sollevato preoccupazioni anche a livello politico, con richieste di maggiore controllo e regolamentazione nel settore delle università online.
Il ministero, guidato dalla ministra Anna Maria Bernini, ha avviato un tavolo di lavoro per garantire standard qualitativi adeguati e ha respinto tentativi di proroga dei termini per l’adeguamento di tali istituti. La situazione rimane critica, con il futuro di queste istituzioni appeso a un compromesso che potrebbe stabilire nuove regole per la loro operatività
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